Il Prof Emigrante – La grande certezza (dal Day 10 al Day 19)

Day 15

Le dimensioni contano

16/09/2016

No, proffollower (😍) che mi stai leggendo, riponi quel sorrisetto malizioso che emerge dall’angolo della tua bocca. Sei fuori strada: dopo aver scoperto che sia mia moglie che soprattutto i miei genitori mi leggono, potrei mai lanciarmi in una discussione così pericolosamente equivoca?

Certo che no, però è vero.
Contano eccome.

Oggi, infatti, mi sono trasferito per la terza e – speravo – penultima volta. Come un profugo, ho attraversato i marciapiedi carico di valigie, borse, buste, cuscini “sofficiotti” (rigorosamente a vista sottobraccio, perché avevo finito le buste grandi), bandierine colorate residui della coreografia del 13 P.S. e un vistoso porta abiti da sposo con dentro giacche e camicie (che si, prima o poi dovrò pure stirare, ma su quello ci dedicherò un blog intero).

Questa nuova sistemazione non è vicina a scuola come la precedente, dalla quale andavo a piedi, ma è in un quartiere più centrale, decisamente più vivo e signorile. Infatti, ad ogni tragitto auto-appartamento, c’erano sempre più persone signorili che uscivano dai negozi per osservarmi carico come un mulo sollevando un sopracciglio signorile verso l’alto in segno di somma disapprovazione. Per cosa poi? Beh. Sopravviverò, in modo più che signorile.

Ad ogni modo adesso sono qui. Vi descrivo la casa.

Immaginate, a meno di casi rari, la vostra stanzetta da bambini. Ecco, lasciate il lettino, un armadio e un comodino, togliete tutto il resto ed infilateci un bagno, una cucina e una lavatrice. Mescolate il tutto, posizionate strategicamente due pareti al centro della stanza in modo da isolare il bagno, aprite una finestra delle dimensioni di una tana di marmotta poco sotto il tetto per fare entrare un po’ di luce (e soprattutto abbiate l’intelligenza suprema di lasciarla aperta con dentro la luce accesa, in modo da far entrare sciami di zanzare tigri con i denti a sciabola)… et voilà: un “luminoso bilocale al centro“, come da testo dell’annuncio.

Facciamo un passo indietro: vi ricordate i 4 Cavalieri dell’Apocalisse Immobiliare? Erano le caratteristiche essenziali che avrebbe dovuto avere il mio appartamento. Vediamo come è andata.

A) Arredato: beh, lo è. Da un esponente dell’astrattismo suburbano, ma lo è. Entri dal portone e devi evitare il frigorifero, apri l’armadio per posare le giacche e trovi invece le grucce appese alla finestra della camera da letto, cerchi la TV e la trovi (del ’90) dentro uno sportello della cucina!

B) Posteggio. Ah, certo che c’è. I posti bianchi liberi in zona sono solo 2 e sono pure camuffati. Uno con le strisce gialle decadute perché la vecchietta che ne beneficiava è stata trasferita a miglior vita (mobilità fase Omega); l’altro davanti ad un passo carrabile di una ex agenzia di pompe funebri (Proffollowers maschi, sapete cosa toccare) (indipendentemente dalle dimensioni). Per il resto, solo strisce blu dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 19,30. Ticket settimanale: 28 €.

C) Lavatrice. C’è, ma ho seguito pedissequamente il consiglio di mia moglie: “Infilaci la testa dentro, se senti la minima puzza NON LA USARE!“. Domani abbiamo già in programma un lungo live dall’Auchan, reparto casalinghi, per disinnescare quanto trovato (con foto, video e improbabile descrizione degli odori). Ho già inviato la foto della vaschetta in modo che possa analizzare la tipologia di residuo.

D) Internet. E qui la tragedia delle tragedie, lo zenit della disperazione, l’alfa e l’omega dell’incapacità ricettiva fraudolenta. Avrei potuto soprassedere su tutto, ma non su un collegamento internet decente. Ho già controllato le clausole di disdetta, sono realmente imbufalito. Toglietemi tutto, ma non il mio web!

Chiudo tornando ad una riflessione sull’importanza delle dimensioni.

Sai che hai 1.500 km più a Sud una casa grande, bellissima, con un bel giardino in cui hai visto giocare i tuoi figli, piena di amore familiare e di piccoli oggetti che giorno dopo giorno ti ricordano che hai “costruito” quel posto come e più di chi la ha effettivamente tirata su.

Adesso, invece, ti ritrovi a bloggare scrivendo sul cellulare perché non hai internet al pc, in una casa grande quanto la tua vera camera da letto ricavata in un sottoscala nell’atrio di un palazzo che ogni volta che si chiude il portone principale ti sembra di essere sotto un bombardamento in Siria (remind: c’è sempre chi sta infinitamente peggio) e soprattutto… da un minuscolo letto a castello che neanche avessi 8 anni!

Ma del resto in questo lettino devo solo dormirci. Non importa quanto è grande, piuttosto come lo si usa. No?

Oooops

Il prof emigrante

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Note:
oh, raga, sinceramente… “proffollowers” è S-T-U-P-E-N-D-O!


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