Il Prof Emigrante – Anno IV – Epilogo

Day 0 – 5

Una lunga storia – Parte I

05/09/2019

Anno IV – Day 0-5 – Una lunga storia (prima parte)

5 giorni di silenzio del Prof Emigrante, proprio all’inizio dell’anno. Ci sarà stato un motivo.
Mettetevi pure comodi, la storia merita, pullula di rivelazioni e il finale potrebbe spiazzarvi.
Una sola raccomandazione: leggete i capitoli in ordine.

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Day 0, Sabato 31/08 – Il rientro

L’Arco Trionfale di Subiaco (rivelazione n.1) è alle spalle, per l’ultima volta. Dall’alto della Rocca dei Borgia i turisti inconsapevoli mi osservano andare via dal “paesello” e il Sacro Speco di San Benedetto, presso il quale ho seguito nell’anno ben 8 (otto) (OTTO) visite guidate identiche, si appresta a diventare, da tappa obbligata presso cui portare parenti e amici, semplicemente un magnifico ricordo, così come molti colleghi che ho lasciato lì.

Quest’anno nessun rapporto speciale con gli alunni, ma una cattedra di potenziamento puro (rivelazione n.2, non credo infatti mi abbiate mai sentito parlare di studenti quest’anno) non ti permette di instaurare granché.

Con mio padre, soddisfatto, al fianco e mio nipote mirabilmente incastonato fra i bagagli nel sedile posteriore, la traversata verso Sud è stata quantomai piacevole e veloce, persino l’infinita Calabria è volata guardando con compassione reale, nell’altra corsia, il serpentone di auto che saliva lentamente verso il Nord.

Arriviamo in tarda notte. Poco da festeggiare, si ricomincia fra poco, la costa Ovest ed i suoi magnifici tramonti sul mare mi aspettano.

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Day 1, Domenica 01/09 – La sospensione

Una macchina intera da scaricare, lasciando tutto in garage così com’era per il successivo trasferimento una volta trovata la nuova casa. A fine minitrasloco, non si vede nemmeno la parete posteriore (meglio, c’è della muffa antiestetica).

Quattro cicli completi di pulizia in una sola mattinata: la lavatrice lavava, il sole asciugava e Lei stirava (non si è voluta fare aiutare; “proffollowers, voglio che sia messo a gli atti!“)

Inutile dire che una buona parte di vestiti non transitava neanche dai cassetti, ma finiva direttamente nella valigia da cui erano usciti poche ore prima, in una sorta di corridoio interdimensionale, un loop spazio-tempo, una configurazione di trasferimento in pieno stile pacman.

Nessuno ne parla in famiglia, nè io, nè Lei, Loro o i parenti più vicini. L’indomani andrò via per la nuova meta, ma è rigorosamente vietato parlarne. Urge una distrazione collettiva, ben più intensa delle discussioni sui preparativi del matrimonio di mia cognata dopo il pranzo dai suoceri (le solite leggerissime 8 portate + dolce). Si va ad un concerto di una cover band dei Queen, evento clou di una sagra di paese.

Fra timori di pioggia e discussioni in chat che riportano irrispettosi paragoni con cori di galline da cortile (irrispettosi per le galline), è tempo di tornare a casa.

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Day 2, Lunedì 02/09 – La presa di servizio

La costa Ovest è lontana, soprattutto se fra me e lei c’è la circonvallazione di Palermo, un girone dantesco in cui si alternano momenti di intenso traffico, improvvisi cambi di corsia in modalità giroquandocazzomipare, autovelox in quantità industriale tarati a velocità risibili. I miei contatti in zona mi dicono di passare per le montagne.

Beh, wow. Il passaggio fra le montagne e il mare, riuscendo a non guardare a ciò che langue ai bordi della strada, è letteralmente mozzafiato. Il paesazzo è maestoso, sotto di me. Accosto in uno slargo, dribblo un pannolino usato abbandonato accanto al parapetto, e lo guardo con aria di sfida. “Ehi, baby, saprò gestire anche te“.

La presa di servizio è abbastanza soft: rimandiamo la compilazione dei documenti non essenziali a data da destinarsi, la segretaria, estremamente simile a Patricia Arquette in “Escape at Dinnamora“, molto pratica ed efficiente, la preside cordiale nel volermi conoscere personalmente in un lungo colloquio nel suo ufficio, i colleghi presenti disponibili nelle prime informazioni.
Tutti parlano quello strano accento, pieno di vocali che fanno giri immensi prima di decidere finalmente di chiudersi.

Ho preso alloggio in un affittacamere sul mare, un bel posto anche se forse nel paesino più sfigato della costa, dove una famiglia con un gran labrador mansueto mi ha accolto bene (e fatto pagare in anticipo) (visto mai… questi professori catanesi…). Nelle scale ho conosciuto anche Stacy, che diventerà una presenza molto importante nei giorni a venire, anche considerando che ultimamente si è parlato molto di Samara e delle sue apparizioni. Vi rimando alla foto nei commenti.

Pranzo in una villa sul mare affittata dal mio zio occidentale e pomeriggio primo giro in paese con i cugini (che inizio sin d’ora a ringraziare per l’accoglienza), nel quale visito il primo appartamento. E, inconsapevolmente, lo scelgo, anche se ne dovrò vedere ancora molti. Come l’abito da sposa.

Il panino con le panelle di rito, il primo della stagione, chiude la giornata, mentre fra me e me comprendo che, ovunque deciderò di andare, saranno giorni difficili: le friggitorie locali sono letteralmente degli angoli di paradiso.

Rinuncio ad una pizza in compagnia, ma sono davvero stanco. Mi ritiro nella mia stanza, sotto lo sguardo turbato di Stacy, e crollo pochi minuti dopo.

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— Continua domani o stasera —
— E’ oggettivamente troppo lunga —-

Documentazione fotografica:

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  1. Il balcone panoramico su cui ho pranzato, con la rassicurante sagome ella prof emigrante car in basso a sinistra, in località “Trappeto” (TP)

 

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2) giù, la spiaggia di un settembre non più assolato. Eravamo solo io e le onde. E io ero senza costume, per di più con i jeans lunghi.

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3) Il girone dei golosi. Potrò dire, se mai ci finirò, che ci sono già stato da vivo. Tengo inoltre a precisare che ho assaggiato ben 6 tipologie delle 8 sfiziosità presenti in foto.

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4) Appena fuori dal cancello della mia sistemazione temporanea. Stavolta ho scelto davvero bene. Finalmente il mare.

 

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5) Stacy. Qui mi guarda nella versione con il vestito fucsia e le mani appena fuori dalla ringhiera. Ricordo con piacere come cercasse di stringermi la mano ogni volta che le passavo accanto su per le scale

 

Il prof emigrante

 


Continua nel Day 0-5 – Una lunga storia – Parte II

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