Il Prof Emigrante – Il resto dell’anno – parte II (dal Day 186 al Day 266)

Day 214

I cucciolotti

01/04/2017

(Airport Live n. 22)

Questo blog sta prendendo una piega preoccupante.

È iniziato con una forte componente legata alle mie emozioni, ai disagi legati all’adattamento ad una vita totalmente differente, alle nuove sfide da affrontare.

Finiti i 100 giorni di blog quotidiano (sembra una vita fa), la nuova cadenza saltuaria somiglia sempre più ad una galleria degli orrori personali, in cui racconto una sequela di figuracce tali da rendermi quasi una macchietta. Eppure continuano a succederne di tutti i colori e condividere tutto con voi proffollowers mi diverte, aiutandomi anche a non dimenticare momenti di assoluto valore.

Come l’episodio dei “Cucciolotti” del titolo, appunto.

Premessa doverosa, tutto nasce dal gruppo whatsapp nel quale noi docenti del serale coordiniamo con estrema professionalità la nostra azione didattica.

Gruppo il cui nome cambia e ricambia in base agli umori dei presenti. Fino a qualche giorno fa si chiamava con un sobrio “Eptapodi“, poi commutato – sempre con estrema professionalità – “I cucciolotti“, a causa delle bizzarre idee di due colleghe aventi lo stesso nome (sarà un caso?) e soprattutto del mio imprudente errore di aver nominato tutti i membri simultaneamente amministratori.

In realtà si tratta di un gruppo parallelo – un po’ carbonaro – ad un gruppo ufficiale che include anche i pochi docenti “over“, i coordinatori del corso, le tutor esterne, ecc.

La bellezza del doppio canale sta nel poter comunicare lo stesso messaggio nelle modalità più opportune. In preda ai miei sempre più frequenti raptus di efficienza lavorativa nordica (guarirò mai?), mi è capitato di scrivere nei due gruppi lo stesso contenuto in modalità diverse: nel formale con un “si avvisano i gentili colleghi che sono disponibile alla ricezione dei files riguardanti….” mentre nell’informale basta un diretto “muovete il c*** e speditemi i files“.

Nel gruppo alternativo (che talvolta si presenta un po’ troppo profemigrantecentrico, come spesso mi accade) si organizza anche la vita sociale del corpo docente, molti dei quali sono anch’essi fuorisede (anche se sono l’unico nelle condizioni familiari che sapete), e qualche volta si decide persino di uscire insieme la sera.

Bene, la settimana scorsa li ho convinti a provare il Dr.Why, un gioco a quiz competitivo fra i vari tavoli del locale, così giovedì sera siamo andati poco fuori città a vivere questa esperienza aggregativa.

Per dare pepe alla serata ho comunicato ai gestori del gioco, al momento della prenotazione, il nome della squadra, “I cucciolotti”, giusto per farci due risate in più e prendere in giro le colleghe responsabili.

Ovviamente questo variegato gruppo di over 30, tendente al 40, è arrivato in un locale pieno di universitari, ragazzi più giovani ed è stato accolto con ironia da tutto il personale, sia del locale ( la cameriera non perdeva l’occasione per affondare il coltello nella piaga: “allora, cucciolotto, da bere cosa prende?“) sia soprattutto dallo staff del gioco che non perdeva l’occasione di nominare ed indicare “i cucciolotti” al microfono.

Ma fin qui, niente di male. Si scherza e via. Però, poi…

Pausa.
Facciamo due conti.
Torino ha oltre 800.000 abitanti, con le periferie superiamo abbondantemente il milione, esistono un’infinità di locali, migliaia di attrazioni appetibili ogni sera.

E noi, 6 rispettabilissimi docenti dell’istituto, temuti per la severità e la serietà, integerrimi riguardo la sobrietà nei comportamenti, ma soprattutto “cucciolotti” per l’occasione… SIAMO STATI BECCATI DA UN’ALUNNA DI QUINTO ANNO!

Figuraccia epocale, suffragata dalle probabilità infinitesimali, notizia diffusasi istantaneamente a macchia d’olio, credibilità annientata in pochi attimi, ragazzi che rideranno di noi “cucciolotti” per le generazioni a venire.

Il proffucciolotto emigrante

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Note:

1) dopo averci salutati all’ingresso, ci incontriamo nuovamente al momento di pagare il conto. Chiedo alla studentessa: “come è andata?”. Mi risponde: “Male, siamo arrivati ultimi. E a voi? Eravate i «cucciolotti», giusto?”. Chiudo secco, in risposta al suo accenno di sorriso, con un: “Non so di che stai parlando. Vuoi ancora diplomarti, vero?

2) Siamo arrivati terzi. Mi mangio ancora le mani per aver sbagliato una risposta su Del Piero.

3) Strani usi e costumi locali. A fine pasto, ci si alza e si va a pagare il conto separatamente, ognuno per quello che ha preso. Il medioevo.  

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