Pubblichiamo questa nuova analisi del testo (la terza, dopo “La Cura” e “Notte prima degli esami“, quindi in più che buona compagnia) per far capire al pubblico ciò che probabilmente il bardo fiorentino intendeva comunicare, ma è sfuggito ai più.
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“Bella stronza”
L’autore decide immediatamente di mandare a quel paese secoli di figure retoriche, metafore, allegorie, semplici giri di parole. Va dritto al punto. Sei bella, vero, ma anche stronza, probabilmente ancora più vero. Vediamo adesso perché.
“Che hai distrutto tutti i sogni
Della donna che ho tradito”
La giovane Concetta, figlia di emigrati siciliani, viene tirata subito in ballo. Lui l’ha lasciata all’improvviso, dopo due anni insieme, con un messaggio scritto a penna su un tovagliolino dell’autogrill di Fiesole, consegnatole dal migliore amico Piero. Le aveva detto di doversi prendere una pausa di riflessione, per non ferirla. Saprà di questo presunto tradimento proprio ascoltando questa prima strofa alla radio.”
“Che mi hai fatto fare a pugni
Con il mio migliore amico”
Piero, fustacchione veneto alto due Masini e mezzo, innamorato di Concetta dal primo anno di università e materiale portatore del biglietto di addio. Pronto a fiondarsi come un avvoltoio sulla procace siciliana ormai libera, ha ricevuto un “Basta, non voglio più saperne di voi uomini”. Con chi poteva prendersela?
“E ora mentre vado a fondo
Tu mi dici sorridendo “Ne ho abbastanza” “
Masini qui realizza la natura di quel primo bacio. Quella sera, dopo il panino al lampredotto, lei si era girata verso di lui, lui si era girata verso di lei, ma avendo calcolato male le distanze complici le birre abbondanti, si sono dati una “nasata” con parziale sfioramento delle labbra unte. In pochi istanti lui si era già visto sull’altare con quella ragazza da sogno, lei cercava disperatamente un fazzoletto. E così è iniziata una lunga fase di telefonate ad ora di pranzo, appostamenti all’uscita della facoltà, pedinamenti e le più disparate forme di stalking la sera in attesa di una scintilla che in lei non scatterà mai.
“Bella stronza”
Si, ha decisamente realizzato.
“Che ti fai vedere in giro
Per alberghi e ristoranti
Con il culo sul Ferrari
Di quell’essere arrogante”
L’autore qui fa un po’ di conti con la realtà. Lui si è spinto fino a proporre una serata con il lampredotto, è arrivato al camioncino dello street food con la Peugeot 205 del 1986 di zia Beatrice, ha aperto il portafoglio contenente 8.000 lire, facendosi prestare le restanti 3.000 lire da Piero. Lei, figlia di notaio, aveva accettato di provare saltuariamente l’esperienza naif, ma era palesemente abituata a ben altri standard.
“Non lo sai che i miliardari
Anche ai loro sentimenti danno un prezzo:”
Il giovane Matteo, rampollo di una famiglia di industriali del tessile, sulla portiera della sua nuova Ferrari Testarossa aveva un vero e proprio listino: sguardo di invidia 500 lire, parolaccia al passaggio 1.000 lire, “kitemmuort” di emigrato salentino 5.000 lire, ecc. ecc. Ogni valore raddoppiava quando saliva lei, la bella Giulia, Miss Piazza della Signoria 1986, sogno erotico di ogni adolescente toscano dell’epoca.
“Il disprezzo!”
No, Marco. Nessuno disprezza una Ferrari negli anni ’80. Al massimo quella di Formula 1 che non vinceva da una vita.
Pausa di riflessione
“Perché forse io ti ho dato troppo amore
Bella stronza che sorridi di rancore”
Si, esatto. Nessuno te lo aveva chiesto. Avete sbattuto, non ti è venuto in mente che potesse essere solamente un incidente? Perché esporla a figuracce colossali come quando hai fatto recapitare al compleanno di sua mamma un orsacchiotto gigante alto due metri, pensando di imbonirti la suocera? Ci credo che ti odi, adesso.
Prendi fiato, inizia il ritornello
“Ma se Dio ti ha fatto bella
Come il cielo e come il mare A che cosa ti ribelli Di chi ti vuoi vendicare”
Si, Marco, lei è davvero bellissima come il cielo, come il mare. Il problema è che non si stava ribellando a nulla: era serena e felice, prima di conoscere te e quel benedetto lampredotto. Non vuole stare con te, punto. Puoi farcela, puoi capirlo da solo. Con il tempo sei migliorato, è evidente, ma all’epoca non rientravi nei suoi canoni, né fisici né economici. L’unico di cui si voleva vendicare sei tu. Quell’orsacchiotto era stata proprio una pessima idea. Te l’aveva detto pure Piero.
“Ma se Dio ti ha fatto bella
Più del sole e della luna
Perché non scappiamo insieme
Non lo senti questo mondo come puzza”
Pensa un po’. Io e te, da soli alle Maldive o alle Cayman (con i soldi di tuo padre). Non sarebbe bellissimo? Scappiamo insieme, su. Che importa se ti piaccio meno di un cassonetto del lungarno (a proposito, che ci avranno buttato dentro? Che fetore!
“Ma se Dio ti ha fatto bella
Come un ramo di ciliegio Tu non puoi amare un tarlo Tu commetti un sacrilegio”
Effettivamente Matteo ha un po’ la faccia da tarlo, però è anche fine, elegante, socialmente rispettato e vagamente simpatico (oltre che smodatamente ricco). Anche Concetta te lo diceva quando stavate insieme. Accettalo, Marco, accettalo: quel ragazzo ha una marcia in più rispetto a te. Non è un sacrilegio che stiano insieme. Stacce.
“E ogni volta che ti spogli
Non lo senti il freddo dentro”
Concetta puntualizzerebbe che più che pensare al freddo dentro di Giulia dovresti pensare a quante volte hai fatto sentire a lei il freddo fuori, potendoti permettere di incontrarla in intimità solamente nel garage della zia Bea, dentro o fuori la Peugeot, a gennaio senza riscaldamento.
“Quando lui ti paga i conti
Non lo senti l’imbarazzo del silenzio”
No, non lo sente. Stanno bene entrambi. E’ un altro livello, il denaro per il ristorante è un fattore trascurabile, non lo puoi capire.
“Perché sei bella, bella, bella
Bella stronza”
Con il tono sempre più alto, fino a gridare quanto gli piaci e quanto tu, giovane volpe che inizia a stempiarsi, non puoi arrivare all’uva.
“Che hai chiamato la volante quella notte
E volevi farmi mettere in manette Solo perché avevo perso la pazienza La speranza, sì, bella stronza”
“O me la dai o non ti faccio rientrare a casa” non è stata una grande strategia, ammettilo. Nemmeno scrivere “Ti Amo” sul portone del palazzo cinquecentesco della sua famiglia, per poi aggiungere “BALDRACCA” sul selciato una volta ricevuto il tredicesimo cordiale “NO“. Ancora non sapevi che avresti passato l’estate a lavorare come cameriere al ristorante per ripagare i danni e la multa di quella sera. E ringrazia il cielo che non ti ha denunciato… Dove li avresti presi i soldi per l’avvocato?
Lunga pausa. Forse ha capito di essere andato troppo oltre
“Ti ricordi
Quando con i primi soldi
Ti ho comprato quella spilla
Che ti illuminava il viso
E ti chiamavo la mia stella”
L’estate sul lungarno era passata, aveva pagato le multe e gli erano rimaste circa 30.000 lire. In gioielleria gli hanno riso in faccia, per cui ha optato per rifornirsi in una bancarella di bigotteria vicino Ponte Vecchio. Ha immaginato la consegna e la felicità della sua Giulia. La tenerezza nel chiamarla la sua stella. Nel tragitto da Ponte Vecchio al quartiere dove abitava lei, nelle vicinanze di Palazzo Pitti, era felice come mai era stato prima.
“Quegli attacchi all’improvviso
Che avevamo noi di sesso e tenerezza
Bella stronza, sì”
Piccola precisazione: quando un uomo soffre di “disturbo dissociativo” ha una percezione di sè frammentata, nella quale non sempre si riescono a collegare con profitto momenti di realtà e momenti di fantasia. Gli attacchi improvvisi di cui si parla, presumibilmente, avvenivano nella solitudine della sua cameretta, come facilmente può confermare l’amico Piero, costretto ad aspettarlo fuori per interminabili minuti. Lei ne era totalmente ignara, o almeno avrebbe voluto esserlo.
“Perché forse io ti ho dato troppo amore
Bella stronza che sorridi di rancore”
E si. Troppo davvero. Come quella volta in cui, alla cresima della sorellina, hai cercato di infilarti in perizoma nella sua torta, compromettendo per sempre il processo di crescita di una decina di tredicenni. Quel sorriso freddo di rancore mentre, per la seconda volta in pochi mesi, raccontava alla polizia delle molestie ricevute, lo ricorderai per sempre. Da quel giorno, infatti, non potesti più avvicinarti a meno di 500 metri lei.
“Ma se Dio…
…e della luna.Esci dai tuoi pantaloni, mi accontento Come un cane degli avanzi”
E’ finita. Forse lo ha capito. In pochi mesi, ha perso l’amore di Concetta, l’amicizia di Piero, il sogno di Giulia, la pulizia della fedina penale, parte della libertà di movimento e, con quest’ultima frase, ha certificato di perdere definitivamente la dignità, che già era abbastanza compromessa.
“Perché sei bella, bella, bella…”
Prende la carica per il gran finale.
“Mi verrebbe di strapparti
Quei vestiti da puttana
E tenerti a gambe aperte
Finché viene domattina”
Tralasciando il fatto che “quei vestiti da puttana” era un completo Prada che costava quanto il suo monolocale, qui Marco da sfogo a tutta la sua rabbia sociale. Non è giusto un mondo in cui il bene prezioso è privilegio di pochi, in cui la disuguaglianza sociale impone scelte che non si possono sovvertire, in cui la volontà personale di riscatto è limitata dalla volontà di una casta sociale che pur sfiorandoti non ti permette di affondare con piacere nei suoi meandri, in cui i momenti di gioia sono effimeri. Si tratta del reale Manifesto di Marco di denuncia sociale, in queste poche parole spesso travisate, che investono in tutta la sua durezza le orecchie di noi che ascoltiamo quella che pensavamo fosse una semplice canzonetta.
“Ma di questo nostro amore
Così tenero e pulito Non mi resterebbe altro che un lunghissimo minuto di violenza”
La rivoluzione tanto sognata, si esaurisce in una consapevolezza amara. Ha imbrattato palazzi, ha rovinato feste, ha perso la fidanzata e l’amico, ha conosciuto gli agenti del commissariato, ha tralasciato l’università per due semestri, non può più farsi vedere nel quartiere Santo Spirito, non mangerà mai più il panino con il lampredotto. Ne è valsa la pena?
“E allora ti saluto, bella stronza, eh”
No. Finisce qui finalmente, con marco che si allontana verso il tramonto oltre Ponte Vecchio.
Una brutta storia, ma per una volta senza una brutta fine.
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Note
1) Adesso Piero e Concetta stanno insieme, sono sposati hanno due figli e sono n attesa del primo nipotino. Marco non lo hanno più visto, se non in tv. Giulia, sempre bellissima, è entrata nel CdA dell’azienda di Matteo, per poi farlo fuori accordandosi per una scalata societaria con una multinazionale indonesiana. Anche Matteo, che ha perso quasi tutti i beni di famiglia, le ha dedicato spesso la canzone di Marco. Anche più di una, senza mai capirne profondamente il testo.
2) Marco, ascoltando le tue canzoni in età matura non ho potuto che apprezzarle ben più di quanto potessi farlo da ragazzo, sia per i testi che per la musica. Sono veri e propri capolavori. Complimenti davvero e… non prendertela per questa stralunata analisi del testo. Lo sai, si scherza.
3) Si, ho sfidato le leggi del potere e non ho messo lo 0 in str0nza. Lo ha fatto il buon Masini (che fonti vicinissime a me dicono essere persona realmente squisita nei modi e nella simpatia), perché non dovrei seguire il suo esempio?