Il Prof Emigrante – Il resto dell’anno – parte II (dal Day 186 al Day 266)

Day 255

Il trono di Lame (Lame of Thrones)

04/05/2017

Nel lungo weekend ho bucato un appuntamento che in altre occasioni ho sempre rispettato: l’incontro con il barbiere di una vita, che vede nella mia fedeltà nonostante il trasferimento un segno tangibile di ancoraggio alle proprie radici e che racconta puntualmente agli altri clienti – con quel rispetto della privacy che è tipico degli acconciatori di ambo i sessi – trasformandolo in un vanto personale.

Così ho deciso, spinto dalle circostanze, di tradirlo. Mi sono macchiato di questo infame crimine, che spero non verrà mai a sua conoscenza.

Ho cercato consiglio nei colleghi uomini ed ho scoperto, con enorme sorpresa, che anche loro lasciano questo rituale ai ritorni nella propria terra d’origine.

Quindi, spiazzato, ho chiesto all’oracolo, la fonte di suprema conoscenza, il baluardo che si frappone fra l’oscurantismo e la luce della ragione… ovvero, il portiere, il “supereroe mariuolo” che ormai ben conoscete, sognando fra me e me che mi rispondesse: “vieni qui in guardiola che ci penso io!“.

Mi consiglia immediatamente i cinesi sotto il portico, meno di 20 metri da casa. Poi aggiunge, percependo una mia smorfia di dubbio ed attribuendole una natura xenofoba, “Poco più su ce ne sono altri due, uno dei quali è sicuramente italiano“.

Dopo una mattinata in giro a fare le mie cose (si, anche noi uomini abbiamo “le nostre cose“, che sono sicuramente meno pericolose per la comunità rispetto alle “vostre cose“), tornando verso casa, passo dalla strada che mi aveva indicato il portiere e vedo le due botteghe, una di fronte all’altra. Entrambi con l’insegna in italiano, entrambi con il cilindro roteante multicolor d’ordinanza (che, diciamolo, al Sud non ho mai visto), apparentemente simili in lontananza.

In uno però, campeggia una bandiera italiana appena dietro la porta.

E io ci casco come un allocco.

Morale della favola:
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Mettere la mia testa e il mio collo fra le mani di un siriano con una lama? Fatto!
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Sudare freddo durante tutto il taglio di capelli? No, questo non l’ho fatto.

Era cordiale, gentile, pulito e soprattutto – elemento di rassenerazione – durante il taglio canticchiava l’ultima canzone di Justin Timberlake che passava alla radio.

Certo, c’è stato qualche momento di studio reciproco iniziale, una sua espressione stupita nel capire che io volessi essere suo cliente, una mia espressione stupita quando il suo amico nella stanza accanto ha iniziato ad urlare in arabo al telefono.

Ma sono dettagli trascurabili… bravo Ahmed, ottimo lavoro!

Il prof emigrante

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NOTE

1) La prossima volta proverò il cinese.

2) O magari no, mi limiterò a non mancare più l’appuntamento con colui che ha spazzato sul pavimento del suo salone 35 anni di capelli della mia vita.

3) Nella vita abbiamo tanti, troppi pregiudizi.

4) Ehi, ripensandoci adesso… non mi ha fatto lo scontrino! Accidenti, in effetti un parrucchiere/parrucchiera italiano non farebbe MAI una cosa del genere! No?

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