Il prof emigrante – Anno III – Parte II – “La fine dell’inverno”

Day 248

Suburra&Gomorra spiegate agli studenti

09/05/2019

 

Ve ne sarete accorti, al centro delle attenzioni di mezzo mondo c’è in questi giorni la stagione finale del Trono di Spade.

— inizio parentesi GoT —

Ne parlano tutti, anche troppo, tanto che per evitare gli spoiler – vera piaga dell’umanità in questo inizio di terzo millennio – la sto vedendo in lingua originale, in contemporanea USA, la domenica notte alle 03.00 (o in alternativa alle 05.30 del mattino a telefonino spento) con le cuffie, naturalmente, per evitare di svegliare tutti.

Quanto a Lei, ho cercato di coinvolgerla insistendo per anni, ma non c’è stato nulla da fare, è un osso durissimo. Le prossime puntate, le ultime due, le vedremo in gruppo di notte fra parenti e amici. Sarebbe stata una bella esperienza formativa, un bell’esempio e di team building familiare. Pazienza, se la perderà. Sto ancora pagando il trauma seriale che le ho procurato oltre 10 anni fa con Lost.

— fine parentesi GoT —

Però, in questa prima sera di nuovo da solo su, ne ho approfittato per recuperare un paio di serie tv lasciate indietro, in particolare ho chiuso la quarta stagione di Gomorra, mentre il mese scorso ho sfruttato l’ennesimo mese gratuito di Netflix per vedere Suburra (che, per chi non lo sapesse, è la “Gomorra” romana: stesse tematiche, linguaggio più comprensibile, sfondi mozzafiato).

Non sono qui per fare una recensione – non è né il tempo, né il blog giusto – quanto piuttosto per affidare a voi una riflessione che ho avuto il piacere di condividere in aula con gli studenti, soprattutto quelli dei quartieri difficili delle grandi città – fra Catania, Torino e Roma ormai ne so qualcosa – per far partire un breve dibattito.

Spesso sento dire che queste serieTV, così crude e violente, possano rappresentare un inno alla camorra, alla mafia e alla malavita in genere. Quando mi trovo a parlare con chi la pensa in questo modo credo semplicemente che parli per sentito dire e che non ne abbia realmente visto una puntata.

Il messaggio è un altro ed è molto più diretto: nonostante il vorticoso mulinare di banconote, soprattutto nel mercato della droga che rappresenta il maggiore business dei protagonisti, la vita di questa gente non promette nulla di buono.

Fanno proprio una vita estremamente triste.

In qualunque momento devi essere consapevole che non puoi fidarti di nessuno, dagli amici alla stessa famiglia, dal capo al sottoposto. Tutti in qualche modo cercheranno di fregarti. E tutti, inesorabilmente, protagonisti e comprimari, prima o poi fanno la stessa fine.

Puoi avere il carisma di Genny o di Ciro, di Aureliano o di Spadino, ma se anche dovessi ancora essere in vita, diventando quell’uno su mille che riesce ad accumulare denaro (sporco), sarai comunque sempre isolato, nascosto e rifiutato dalla società civile. E uscirne pulito, rifarti una vita, tornare ad un’esistenza “normale” sarà quasi impossibile. E’ una via inesorabilmente senza uscita.
Non potrai stare a contatto con le persone che ti vogliono bene e magari finirai chiuso in un bunker sottoterra di una casa di campagna perché qualcuno di cui ti fidavi ciecamente alla fine ha fatto proprio il tuo nome.

Il messaggio che viene trasmesso ai ragazzi e che anche in classe bisogna fare capire loro è che prendere la via della mafia, della camorra e della criminalità in generale non è altro che gettare nell’immondizia la propria vita e quella dei propri cari, spesso, firmando la propria prematura condanna a morte.

Queste Serie TV, di ottima fattura e livello artistico, così tanto seguite dagli stessi ragazzi non cessano un solo istante di affermarlo ed è giusto fermarsi un attimo a farglielo notare.

Il prof emigrante
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Note
wikiquote della serata:

1) L’ultimo “Dracarys“, che ritorna in mente – da GoT
2) “M’agg’ ripiglià tutt chell’ ch’è mio” – da Gomorra
3) “Oh, che me so perso?” – da Suburra
4) “You’ll never walk alone” – da Liverpool-Barcellona 4-0 che ho seguito incautamente sullo sfondo senza audio.

P.S. scusate il turpiloquio (m****, f*******, c****) utilizzato per l’occasione; queste parole non sono abituato a scriverle né a dirle, troppo retaggio da bravo ragazzo. Tanto che in un ultimo edit le ho tolte. A Secondigliano o a Tor Bella Monaca “durerei” una quarantina di secondi.

 


Continua nel Day 251 – Il genio all’improvviso

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