Il prof emigrante – Anno III – Parte II – “La fine dell’inverno”

Day 199

Diciannove Marzo

19/03/2019

 

Mattina, aeroporto di Catania Fontanarossa

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Mentre la maggiore si gode il meritato sonno dopo la prima notte di gita di terza media (e un’odissea di quasi tredici ore di autobus) in attesa del grande incontro del pomeriggio, il minore mi delizia con una delle ultime letterine per la festa del papà della mia vita, ben nascosta nel mio zainetto da emigrante con la complicità della mamma.

E via… perdiamo la proverbiale compostezza già prima del check-in!

Primo pomeriggio, Aeroporto di Roma Fiumicino

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È la festa del papà. Ma prima di diventarlo, mi sono goduto tutti i vantaggi di essere figlio.

Grazie, Papà. Ti taggherei, se non ti ostinassi a non voler aprire un tuo account per poter sbirciare da quello di mamma.

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Note

1) Oh, finalmente una bella foto del prof a volto scoperto!
2) Notate il trittico: occhiali alla Mike Buongiorno nel pieno della carriera; capello indomabile ricordo di un tempo che fu (spoiler); pantaloncini a quadrettoni verdiblu da futuro esponente di spicco della malavita romana.
3) Ma cosa volete… era il 1984!

Sera, CasinaDiUp

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“Bene, così Lei è il padre di Serena, complimenti, chissà che gioia per entrambi ritrovarvi qui… per la festa del papà, poi… da quanto tempo non vi vedevate?”
“Beh, in effetti appena da ieri mattina, l’ho accompagnata io all’autobus”
“Eh, no, cavolo, non doveva dirmelo… mi ha rovinato tutta l’epicità dell’incontro! Visto l’abbraccio di sua figlia, avevo pensato tutt’altro…”

Eh, si. La mia stellina ha reagito così. Di fronte a tutti i miei dubbi del Day 192, dilaniato fra l’approccio 2 (toccata e fuga) e l’approccio 3 (il Cicerone), ho naturalmente lasciato che decidesse lei tempi e modi del nostro incontro… e direi che ci siamo assestati su un buon 2,8.

Anche se non è arrivato su un elemento essenziale o decisivo per la mia vita – come quella notizia che aspetto ogni estate da tre anni a questa parte – il favore che ci ha voluto concedere la fortuna è stato ampiamente gradito e tutte le mie preoccupazioni sui presunti imbarazzi di una preadolescente alla vista del padre durante la gita sono stati sciolti in un primo vistoso abbraccio e nel piacere di camminare a braccetto con il padre in trasferta, in mezzo agli sguardi stupiti dei compagni che conosco (e mi conoscono) già dalle elementari e in alcuni casi persino dall’asilo.

Questa festosa comitiva, queste tantissime facce note di paese, sparse in un panorama che solitamente vedo con gli occhi dell’uomo solitario, la piacevole sensazione di aver trovato un po’ del sapore di casa, il sorriso costante della mia figliola mi hanno fatto felice e regalato tanta allegria…

Più dell’autista che, credendo di non essere visto, si faceva i selfie con l’autobus sullo sfondo e le mani in segno di V-Vittoria.

Più della guida che mi ha confessato di soffrire l’autobus a due piani e che mi è toccato accompagnarla in auto fino alla fine dei tornanti a valle.

Più delle professoresse che ieri mattina alla partenza sembravano terrorizzate, ma, una volta superata la prima notte di studio, sembravano decisamente più sorridenti e a loro agio, come degli apprendisti domatori dopo la prima notte nella gabbia dei leon(cin)i.

Peccato sia durato pochino, un’ora e mezza circa.

Il prof emigrante

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Note

Nella foto, il gruppo di studenti impegnato a circuire un anziano monaco intento alla coltivazione delle rose. Ma egli la sapeva lunga e ne ha approfittato per cercare di fare proseliti. Fra le frasi catturate a distanza, spiccava: “siamo pochi, ma non ci facciamo mancare nulla. Qui è talmente grande che ci toccano tre appartamenti ciascuno

 


Continua nel Day 202 – Springtime

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