<<<ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER>>>
Ci risiamo.
E’ successo un’altra volta: la quarta.
Ci sono cascato come un pesce che vede una rete sott’acqua e si avvicina al pericolo cercando di apprezzarne la raffinatezza dei nodi, la regolarità della trama e il grado di finitura del materiale.
La prima volta fu nella stagione invernale 2009/2010, in piena epoca LOSTiana (su cui Altri hanno detto tutto e non c’è davvero bisogno di aggiungere altro…) (certo, prima degli “altri” sono arrivati “Loro“, quelli della coda del volo Oceanic, quindi eccoli “Gli Altri“, cioè Benjamin Linus e “Quelli prima degli altri“, la Dharma Initiative, successivamente – per allungare il brodo visto il successo della serie – “Gli Altri Ancora“, cioè Faraday e il team di scenziati, i “Si, Ci Sono Anche Questi“, cioè i mercenari della nave, infine “Gli Ulteriori“, i guardiani del tempio… e così via, fino a “Gli Ultimissimi Davvero E Poi Basta, Ve Lo Giuriamo“, cioè le entità extraterrestri della settima stagione ai quali saremmo arrivati se non si fossero accorti, con una parvenza di coscienza proveniente da chissà dove, che già almeno due stagioni di troppo le avevano fatte… ) (Ok, lo so, davvero non c’è bisogno di aggiungere altro. Prima o poi ci sarà un “Back to the Lost“. Che ne dici, Jacob?).
Così, mentre tutto il mondo si interrogava sull’Isola e sui suoi naufraghi, la ABC mise in cantiere e poi in programmazione anche “FlashForward“, serie sci-fi basata sul romanzo “Avanti nel tempo” in cui l’intera umanità, a causa di un esperimento scientifico, si addormenta e assiste per 2 minuti e 17 secondi al proprio futuro, cioè alle scene stesse che i propri occhi avrebbero visto circa sei mesi dopo.
Idea semplicemente geniale, spunti di riflessione meravigliosi – la dicotomia fra destino e libero arbitrio su tutti -, sviluppo senza palesi incongruenze, attori convincenti, sottotrame varie e articolate che si dipanano in 22 episodi e un super cliffhanger finale, con un nuovo flashforward nel 2015 – cos’è? Un’epidemia? Si incontrerà anche Marty? -, dal quale si prospetta una seconda stagione altrettanto esplosiva. In parole povere, la serie TV ideale per quanto riguarda il settore sci-fi.
Dal punto di vista meramente personale, poi, rappresentava un punto di partenza per la mia vita (televisiva) di coppia: dopo anni di tentativi infruttuosi, finalmente io e mia moglie stavamo seguendo insieme una serie volentieri (A dire il vero, seguivamo insieme anche Lost, ma già all’orso polare nella giungla – episodio 1×01 – il feeling si incrinò irrimediabilmente. Tutt’ora, nei litigi sporadici, salta fuori fra le mie colpe l’averla costretta (!) a seguire per sei anni “quella enorme ca*ata!”).
Poi, la tragedia… Seconda stagione mai realizzata per bassi ascolti nel mercato americano e scopro così di avere un nuovo subdolo nemico con cui dovermi confrontare nell’esercizio delle mie passioni televisive: il rating. Anzi due, ci metto anche il pubblico americano, non foss’altro perché è sulla base dei loro gusti che si decide il destino di molte delle serie trasmesse qui da noi.
La cancellazione di FF, che mi lasciò a bocca asciutta, privo di un vero finale, è stata un’esperienza totalmente nuova (Non appartengo, infatti, alla generazione di “Twin Peaks“, ma so che molti hanno avuto lo stesso trauma) (So che qualcuno ha ucciso tale Laura Palmer e poco altro) (Però ho rivisto il detective protagonista recentemente in “Agents of S.H.I.E.L.D.S.” e prima ancora in – argh – “Desperate Housewives” che cancello volutamente per dimenticare questa parentesi della mia vita, e la parte dello psicopatico sanguinario gli sta a pennello) (Ah, non è stato lui?).
Dopo i primi giorni (settimane? mesi?) di sconforto – in cui mi sentivo come un bimbo nel suo lettino, coccolato dal padre, che ascolta entusiasta la storiella della buonanotte… e il cui padre si è addormentato e inavvertitamente ha fatto prendere fuoco al libro che stava leggendo rendendo inaccessibile la conclusione della storia -, mi resi conto che avrei dovuto prendere delle contromisure: la prima fu trovare il libro a cui era ispirata la serie e leggerlo, per poi scoprire che aveva un finale aperto pure quello. La seconda fu cercare di sapere in tempo se le prossime serie che avrei deciso di seguire fossero state rinnovate, autoconclusive o meno. Mia moglie, ad ogni modo, la prese decisamente peggio, giurando di non guardare mai più nulla che venisse trasmesso a puntate.
Il trauma di FlashForward, seppur non con la stessa intensità, è tornato a galla due anni dopo con Terra Nova. Altra serie sci-fi, altra serie su Fox, in cui dal futuro prossimo si torna al (tra)passato (remoto) per instaurare una colonia in cui far rinascere la civiltà (evidentemente I “Back-to-the-…” mi perseguitano) nella terra ancora dominata dai dinosauri (“When dinosaurs rules the earth“, Jurassic Cit.) .
Terra Nova era un promettente incrocio fra Jurassic Park e Avatar, i cui produttori erano nientemeno che Steven Spielberg e James Cameron. Non poteva che essere un crack nel mercato televisivo mondiale.
La trama era vagamente interessante, gli effetti speciali molto curati, tanto da essere costosissima, il solo episodio pilota costò 20 milioni di dollari, e lo sviluppo prometteva discretamente bene. Eppure, dopo i primi episodi si è avvertita pesantemente la mancanza di un antagonista credibile, il che ha fatto perdere mordente alla serie. Nonostante tutto, però, restava comunque un bel giocattolone con cui trascorrere del tempo.
La serie, alla fine della prima stagione, fu cancellata per motivi di budget e di scintilla non innescata nei cittadini americani, fra le risate del rating, che maledetto e senza cuore, aspettava già in riva al fiume dopo i primi quattro o cinque episodi.
Presi questa cancellazione decisamente meglio: tanti epiteti rivolti ai cittadini americani, il resiliente senso di incompletezza, qualche pensiero dedicato saltuariamente a come sarebbero potute andare le cose. Ma soprattutto, con tanta tanta fermezza, sulla scelta di non “impelagarmi” in serie televisive prima di avere la conferma che queste fossero autoconclusive o sicure del rinnovo.
Infatti, nel 2012 la ABC mi ha regalato “The River“, stranamente non insieme a FOX, ma trasmesso dalla neonata SkyUno. Un’emozionante avventura amazzonica in cui una spedizione di ricerca cerca di recuperare, un famoso documentarista.
Anche qui, dopo una bella partenza basata su una splendida fotografia, con l’interessante scelta di utilizzare la tecnica di ripresa del documentarista che filma 24 ore su 24 la spedizione e alcuni episodi molto coinvolgenti che spesso facevano saltare dalla sedia (gli autori erano gli stessi di “Paranormal Activity“, si vedeva bene), nella sceneggiatura della serie è partita la scheggia impazzita della deriva sovrannaturale, in misura ampiamente superiore a quanto lasciato intravvedere finora: l’intera foresta amazzonica prende vita, il demone “La Boiuna“, lo spirito vivo della foresta si accanisce contro la barca, e in un turbinio di fantasmi, ragazzine latine – che peraltro odi già alla seconda inquadratura – che parlano in lingua aborigena, civiltà cannibali nascoste nella giungla e documentaristi ritrovati dopo mesi trascorsi in stato di incoscienza dentro bozzoli di animali grandi come monolocali… ti rendi conto che il troppo è troppo. E quando, nell’ultima scena dell’ultima puntata, osservi il fiume dall’alto che cambia continuamente corso rendendo impossibile trovare una via di fuga per la spedizione, capisci con lo sguardo da beota rivolto verso la tv (e i tuoi parenti stretti che ti guardano preoccupati), che il tuo tempo poteva essere impiegato meglio.
Vabbè, pensi, troveranno il modo di intrattenere la Boiuna nella seconda stagione, magari coinvolgendo potenti risorse magiche autoctone come il mago Do Nascimento. Tutto… fuorchè non mi lascino ancora una volta senza un finale.
E invece… serie cancellata, Rio delle Amazzoni ancora in fermento e nuove invettive lanciate dall’Italia nei confronti del pubblico americano e il suo rating.
E così siamo arrivati a ieri sera (POSSIBILE SPOILER, da qui in poi).
The Whispers (altro prodotto demoniaco del binomio ABC/FOX), 13 episodi trascorsi a cercare di capire chi o cosa fosse Drill, amico immaginario di molti bambini, da lui spinti a compiere azioni contro i genitori e l’intero mondo “dei grandi”. Storia partita piano e decollata da metà serie in poi, riguardo la quale una particolare menzione va fatta per la scelta dei bambini protagonisti, oggettivamente uno più tetro e agghiacciante dell’altro.
A rendere più interessante il tutto, va considerato che dopo 6 anni di totale assenza dal panorama seriale dovuta alle cicatrici di FlashForward, mia moglie si è decisa a vederla con me, addirittura sbilanciandosi in un “La guardiamo insieme?” che, inevitabilmente, nel tempo si è ribaltato in un binomio associativo promotore-vittima e accettante-carnefice (Alla decima puntata oltre alla sacra promessa con il sangue che non avrebbe in ogni caso visto una seconda serie, ha pronunciato nuovamente il suo perentorio “Enorme ca**ata! – Gli asterischi, uno o due, sono intercambiabili nel tempo).
La serie, da riflessiva e misteriosa, ha preso nel giro di 6 puntate una deriva Sci-Fi che non mi è dispiaciuta affatto, fino a diventare realmente interessante intorno alla decima, nonostante gli sceneggiatori per far quadrare il tutto siano ricorsi al Santo Graal delle serie di fantascienza: gli alieni, ovvero quell’ingrediente buono, che sta su tutto (Trovi una pietra nel deserto sotto la piramide? Gli alieni. Nel mondo accadono avvenimenti misteriosi ed inspiegabili? Gli alieni. Giri il mondo a cercare teschi di cristallo? Gli alieni. Si è rotta la tazza del water? Gli alieni) (O lo zio Filippo, ma questo è un’altro problema).
Così, quando alla fine Drill, un’entità extraterrestre di pura energia, impadronitosi del corpicino della figlia del Presidente, Cassandra, lancia in conferenza stampa il richiamo alla sua razza la serie sembra raggiungere il suo apice, appena scalfito da un’ultima puntata un po’ telefonata con tanto di rapimento dei bambini in fasci di luce e conseguente cliffhangerone per incrementare l’attesa per la seconda stagione. ..
… che, ovviamente, non ci sarà. Cancellata subdolamente con uno scarno comunicato fra la messa in onda della penultima e dell’ultima puntata, con la premeditazione di una mantide religiosa che fa gli occhi dolci al suo futuro amante.
Quattro a zero per il rating. La sconfitta è sonante, il nemico è troppo forte ed occorre solamente cercare di contenere il risultato.
Cosa fare per il futuro? Ho preparato un decalogo di considerazioni e buoni propositi, per prepararsi alla Sindrome da Cliffhanger Spezzato o al Trauma da Serie Cancellata (TSC_1).
1 – Evita il binomio ABC-FOX. E’ portatore sano di delusioni televisive: per una che ne indovina, poi potrà rovinarti la vita per anni, possibilmente ogni anno con una serie diversa.
2 – Disintossicati. Scegli di guardare, per qualche tempo dopo la cancellazione, film non appartenenti a saghe, attuali e potenziali, cercando di identificarli preventivamente. Da ragazzo, ad esempio, sbagliai con “La Compagnia dell’Anello“, conclusosi, nel mio ingenuo sbigottimento personale, con gli Hobbit che guardano la Terra di Mezzo oltre le montagne prima di riprendere il viaggio (Che ignoranza! Lo so)(Nel tempo ho rimediato) (colpa del mio scarso interesse verso il mondo Fantasy. Sono uno degli ultimi rimasti a non aver seguito “Il trono di spade“).
3 – Pratica una terapia d’urto. Questa pratica può aiutare a superare la dipendenza da serialità: scegli una serie TV e interrompi la visione volutamente dopo 4 puntate. Così fai capire (a te stesso) che sei tu che comandi e che puoi smettere quando vuoi. E magari capirai che non sei costretto a vedere un “The leftovers” fino alla fine solo perché l’hai iniziata, nonostante ogni volta ti addormenti ad intervalli di 3 minuti e ti ritrovi costretto a tornare indietro con il MySky, facendo durare la visione di ogni puntata dalle due alle tre ore e mezza (nelle quali, peraltro, dormi male; perché non concepisci come possano realizzare una serie in cui sparisce nel nulla il 2% della popolazione mondiale… e la ricerca dei motivi non sia neanche minimamente al centro della serie!).
4 – Non cercare troppe notizie, in particolare sull’eventuale rinnovo della serie. Se verrà rinnovata: bene, ok, puoi continuare a guardarla felice, rinviando i traumi alla fine della stagione successiva. Se va male e sai già che non è stata rinnovata: continui a guardarla, nella speranza viscerale che gli autori chiudano tutte le trame nella puntata finale, e ne venga fuori un prodotto tutto sommato accettabile (“Last Resort“, “Wayward Pines“). Se va malissimo e sai già che non verrà rinnovata, e soprattutto che avrà il finale aperto, ti sentirai in trappola e ti ritroverai a vagare con il tasto play del telecomando sotto il pollicione, indeciso se farti del male proseguendo la visione e restando deluso nel futuro o farti del male interrompendola e restare deluso subito, con ancora meno informazioni.
5 – Consegnati al fato. Accetta passivamente ciò che il destino televisivo ci porterà in dono, limitando le aspettative ed eventualmente goditi la sorpresa se una serie funziona bene. Non aspettarti, ad esempio, che l’ “X-Files” che arriverà a Gennaio giustifichi degnamente come mai il mondo non è finito il 21/12/2012 con l’invasione definitiva, quando invece Mulder e Scully ne erano sicurissimi tanto da concedersi – oh, my God – persino delle effusioni all’ultima puntata. Del resto le serie SCI-FI fatte realmente bene si contano sulla punta delle dita e, probabilmente, le hai già finite per sempre con “Fringe“.
6 – Alterna le tue serie preferite alle Sit-Com. Meglio farsi due risate, a volte di gusto, e disintossicarsi tenendo la mente libera. A me, ad esempio, le occasioni nel tempo non sono mai mancate: dall’infanzia con I Jefferson e Casa Keaton (ma potrei fare moltissimi altri esempi), alla maturità passata attraverso Friends, Scrubs e l’attuale The Big Bang Theory (e pare che mi sia perso uno strepitoso How I Met Your Mother).
7 – Sviluppa l’occhio critico. Prendi ogni serie TV per quello che artisticamente rappresenta. Un “Under the dome” che parte benino con le basi del romanzo di Stephen King e prende una svolta splatter, condita con buchi di sceneggiatura, incongruenze nella trama e cambi di direzione grandi più della cupola stessa che ricopre Chester Mill, va vista con simpatico trasporto (e voglia di scoprire la minc**ata successiva) più che con voglia di vedere come va a finire. Oppure, se scegli di guardare le serie Starz come “Black Sails” o “DaVinci’s Demons“, goditi semplicemente lo spettacolo, a patto di mettere da parte ogni volontà di mantenere una puntigliosa ricostruzione storica dei fatti. E resta sempre pronto all’improvvisa futura cancellazione.
8 – Soffri da solo. Farà meno male che sentirsi responsabile della sofferenza altrui. la raccomandazione principale è coinvolgere il parentame nelle proprie passioni televisive caratterizzate da serialità solo quando è strettamente necessario. Cioè mai.
9 – Non puoi influenzare il rating. Non è bello che il destino del tuo divertimento dipenda da un americano sovrappeso che guarda la tv con un’insalatiera di popcorn e una cassetta di birra, ma la vita è così. Ma non è tempestando di mail una multinazionale straniera che le cose cambieranno. Se ti meriti due sole stagioni di Touch e 28 dei Simpsons, vuol dire che Egli, il Rating, ha deciso così. E che tu, probabilmente, non hai capito un ca**o.
10 – Rivendica il diritto alla conclusione della trama. Puoi scegliere di dedicare la tua vita ad esercitare attività di lobbying, affinché tale diritto diventi uno dei punti cardine di ogni carta costituzionale.
Commenti
Come ti capisco! Anch’io ho sofferto parecchie volte di TSC_1 😀
Sarà che sono sfortunato [o che devo sviluppare veramente l’occhio critico] ma molte delle serie che seguo mi vengono cancellate alla prima, o se proprio mi va bene, seconda stagione XD
Di quelle che più mi piacevano ci sono REAPER, HAPPY ENDINGS, DIRTY SEXY MONEY [una cagata ma per qualche motivo mi piaceva 😀 ], THE CRAZY ONES e più recentemente CONSTANTINE!
del Post
bene, non sono il solo ad incazzarmi visceralmente per queste cose 😀
Bellissimo che tu abbia creato la SCS, la Sindrome da Cliffahnger Spezzato (che se ti leggesse uno psichiatra statunitense, lobbista di qualche industria del farmaco, spara subito sul mercato un bel compressone per la cura della famigerata BCS (Broken Cliffhanger Syndrome)…
Scherzi a parte, è stato un piacere ripercorrere con il tuo post un fiume di dolore per le tante serie rimaste in sospeso, colpa soprattutto del fatto che sia i serialized sia i procedural oramai non si accontenta più della story arc stagionale, ma devono sempre trasportare problemi e soluzioni da una stagione all’altra… quando un tempo terminavi una qualsiasi stagione di un procedural vecchio stile (pensa al “Murder, She Wrote”) era come mettere un libro di una serie: se volevi leggere il successivo okay, ma la tua vicenda l’aveva letta tutta.
Delle serie recenti, quella che certamente mi ha più ferito è stata proprio “Whispers” che hai citato, mentre di quelle del passato, oltre alla splendida e sottovalutata “Flash Forward” (Goyer per me rimane un mastro anche quando scrive cazzate, basti pensare che alterna serie come questa ad altre come “Da Vinci’s”) il vero coltello nella schienami fu inferto dal mancato rinnovo della splendida “Alphas” con uno dei cliffhanger più aggressivi che mai si sia visto, seguito a ruota da “ No Ordinary Family”.
La più inquietante serie abbandonata è stata probabilmente “Awake”, in cui per tutat la serie ti chiedi come sia possibile che lui alterni due vite e che mentre dorme in un una è sveglio nell’altra ed alal fine della serie si ritrova con tre se stesso che si guardano in faccia e poi… puf! Tutti a casa, serie troncata!
Una gran bella carrellata ed un gran bel post!
Ti sei dimenticato di citare Defiyng Gravity tra le serie tv cancellate alla prima stagione. O forse hai avuto la fortuna di non vederlo! Bell’articolo.
del Post
In effetti non lo conosco neanche 😀
Mi hai fatto piangere dalle risate 🙂 specie nella parte di The leftovers che condivido i pieno. Bravo!
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