Il Prof Emigrante – Anno III – Parte I: “Brividi a Subiaco”

Day 127

Lo Yeti

06/01/2019

 

Avrei 432439,43 motivi diversi per lamentarmi, legati ad un po’ tutti gli aspetti della vita ma, in base ai fioretti di fine anno, cercherò di lamentarmi sul blog il minimo possibile, nonostante l’imminente lunedì cupo, il più lunedì cupo di tutti i lunedì cupi, sia praticamente arrivato.

Sono già al paesello, dopo le mie vacanze di Natale liberamente tratte dalle “cronache del ghiaccio e del fuoco” in versione Siciliana fra nevicate ed eruzioni (con il terremoto, a due passi da casa, a fare allegramente da bonus track). Sono rientrato in auto questo pomeriggio – 8 ore, una sola pausa: è record – a causa di uno scrutinio fissato per domani, che peraltro sarebbe stato il mio giorno libero. Quale immensa gioia!

Ma vabbè, ho detto che non mi sarei lamentato, quindi non posso che godere con voi di questo mio ritorno in servizio.

Però…

Una cosina, in effetti, non posso proprio ometterla. Non va classificata come una lamentela, quanto piuttosto una osservazione scientifica.

La mia “Casina di Up” ( cfr. MiniDay 27) nel tempo ha palesato un piccolo problema: non trattiene il calore.

Quindi, quando lascio tutto chiuso per il weekend, di solito, trovo al mio rientro un delicato clima da tundra siberiana che richiede sei/sette ore di termosifoni accesi per rientrare alla normalità.

Immaginando problematiche polari e pinguini in cattività al rientro da queste vacanze, ho prudentemente chiesto alla disponibilissima collega/padrona di casa di accendere i termosifoni già al mattino.

Bene, sono passate già tredici ore dall’accensione. Il termometro interno segna 13,1 gradi da oltre un’ora e non vuole saperne di muoversi. Fuori siamo sotto zero.

Il vostro prof emigrante, indefesso, vi scrive coperto dai seguenti strati:

1) Peluria cutanea standard
2) Camicia in cotone leggera
3) Maglione in lana pesante
4) Pantaloni in velluto ripescati dopo anni per l’emergenza
5) Scaldacollo, made in suocera
6) Cappello di lana abbinato con maestria
7) Leggendaria coperta della Nonna di Lei, dal peso specifico simile alla ghisa, avvolta sul busto a mo’ di scialle ultrafashion che termina la sua corsa in una spirale che avvolge le gambe fino alle caviglie.

E, nonostante tutto, sono fiducioso per il futuro.
Arriverà Aprile, prima o poi.

Nessuna descrizione della foto disponibile.
La “coperta in lana pesante”. Ogni volta che la indosso, istintivamente inizio a cantare “Let it go!” come la principessa Elsa di Frozen. Certo, non riesco benissimo nel movimento in cui dovrei sciogliermi i capelli.

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NOTE

Aggiornamento del mattino dopo. Il termometro interno segna 11°. Fuori siamo a -2° e le auto alle nove del mattino hanno il parabrezza ancora ghiacciato. Per uno strano senso di solidarietà, anche i miei vestiti piegati sulle sedie sembrano avere la stessa temperatura.

Il prof emigrante (ibernato)

 


Continua nel Day 136 – Quattro chiacchiere


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