Una giornata di cicloturismo con disavventure varie, scorci spettacolari, un panino con la salamella e il saluto di Padre Pio.
Si parte dal punto più a Sud, il lido di Buccione. Già, esistono i lidi anche nei laghi, con tanto di sdraio ed ombrelloni già esauriti alle 10.00
Il giro scelto è in senso orario. Un percorso da fare in mountain bike per circa 40 km lungo lago. Sarà su sterrato, pietre e qualche tratto di asfalto che cercherò di evitare con qualunque mezzo – e pagherò tantissimo questa scelta.
I laghi sono l’aspetto di questo Nord che maggiormente mi affascina; naturalmente incide il fatto che quei 4 specchi d’acqua che abbiamo giù non sono altro che dighette, peraltro perennemente boccheggianti.Ci avviciniamo al paese di Lagna. In lontananza, l’Isola di San Giulio, di fronte Orta, senza dubbio la principale attrazione del Lago.La gente fa davvero il bagno, non si limita a stare in spiaggia, complici i quasi 30 gradi di una splendida domenica. Mi si accende una scintilla di imitazione che spengo subito. Sarà per un’altra volta Le ville sul lago sono belle e moderne, benché meno nobili di quelle sul Lago Maggiore. In cima a questa foto, quella chiesetta dovrà offrire una vista mozzafiato. Istintivamente penso che, se sopravviverò, a fine giro ci farò un salto. IN AUTO, naturalmente.Aguzzando la vista, nel bosco appare anche casa StarkAll’uscita da Lagna, incerto sulla strada da fare, chiedo lumi a due ciclisti. Mi dicono che posso prendere la statale fino a Omegna oppure posso andare lungolago fino a Ronco e poi fare un piccolo sentiero. Beh, scelgo la seconda strada. Nella foto un albero alla cui crescita futura ho contribuito personalmente, marchiando il territorio.Ronco è un paesino a vicolo cieco affacciato sul lago. Non entrano auto, non si sente un’anima, alle 11.30 del mattino tutto il paese è nella minuscola chiesa.Chiesa che, paradossalmente, è uno dei pochissimi edifici ad non sembrare cadente (o caratteristico), ad eccezione di un improbabile palazzone adibito a casa vacanzeA Ronco finisce la strada, così come la intendiamo. Scopro che il “sentiero” non è ciclabile. Sono scale, di pietra e legno, sconnesse e molto ripide. Lo sconforto mi fa prendere una prima pausa. Quanto potrà ancora durare questo sentiero che NON è presente sulle mappe? Ricordo distintamente che il ciclista cui ho chiesto informazioni, rideva con un amico mentre mi allontanavo. Forse ho capito il perchè.
Potrei tornare indietro e riprendere la statale, ma avrei sprecato mezz’ora di tempo e 10 km da rifare in salita…
…no, andiamo avanti (o meglio, su), qualunque cosa ci riservi il futuro.
… e infatti, 95 minuti (NOVANTACINQUE) di percorso impossibile TUTTO IN SALITA a piedi (a volte anche con la bici in spalla) e innumerevoli santi invocati dopo, questa chiesetta abbandonata è la prima costruzione che incontro. Ma è quella macchina lontana a rappresentare il vero miraggio: La civiltà! Sono letteralmente a pezzi.
Inizia la lunga discesa. Prima di arrivare a Omegna, il paesino di Brolo ci racconta qualcosa di se.Sono le 13.15, due ore e mezza dopo la partenza. Omegna, la mia destinazione intermedia è poco più giù.Città carina, mi fermo a notare più che altro gli stands in piazza di una bellissima sagra organizzata dai vigili del fuoco locali. E ancor di più noto la zona ristoro dove mi fiondo su un poco salubre ma tanto gioioso panino con salamella e crauti, che integra alla perfezione il panino fatto in casa divorato nel portico della chiesetta abbandonata..
Da Omegna, mi fermo a dare un’occhiata virtuale alla mia auto, posteggiata esattamente di fronte a me, dalla parte opposta del lago.
Mi metto in cammino subito, nonostante il panino aggiuntivo. La via del ritorno è meno proibitiva. Di fronte a me Ronco, in basso a sinistra, e le case poco dopo la chiesetta abbandonata, in alto a destra. Si, l’ho fatta a piedi con la bici in spalla in mezzo al bosco quasi fitto.
Da qui si vede anche meglioNel paese di Pettenasco, vengo attratto da un cartello con su scritto “Lungolago non protetto”. Bene, si va così per 3 km. Molta gente a piedi, tante famiglie, bella cosa. Peccato che un bambino ha pensato bene di allungare un braccio mentre passavo per spingermi giù, fermato in tempo dal padre.
Arrivando alla penisola del Monte Sacro, rimango colpito da questo bel palazzo.Pochi metri dopo mi rendo conto che si tratta della mitica Villa Crespi, hotel ristorante dove opera il buon CannavacciuoloIl lungo lago della penisola è davvero fantastico e regala molte emozioni (tra cui un raggio di curva a strapiombo sul lago ampio non più di 80 cm)Entro in città e mi accorgo di come molta gente stia guardando o fotografando qualcosa alle mie spalle. Mi giro, noto questa casa e scatto una foto anche io.Poi sento la spiegazione. “Ma come, non lo sapete? Nella nicchia, si vede distintamente il profilo di Padre Pio”. Ah, si, certoEd arriviamo a Piazza Motta, un posto splendido davvero. La chiesa di San Giulio, al centro del lago appare ancora più affascinante. Devo portarci Lei e Loro appena possibile.Ancora un lungolago non protetto (dove un fastidiosissimo yorkshire inferocito ha pensato bene di inseguirmi nonostante i blandi richiami dei padroncini) prima di un lungo tratto di statale che mi ha portato al punto di partenza.
E’ finita. Devastata nel corpo e nello spirito, può finalmente trovare riposo. 43,46 km (dati strava), 3h,53m in movimento (di cui quasi 2 a piedi lungo il sentiero di Ronco), 814 metri complessivi di dislivello. Non male.
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