Il prof emigrante – Il resto dell’anno – parte I (dal day 101 al day 180)

Day 118

Grande inverno

30/12/2016

Già a casa da 6 giorni, ho portato giù con me il freddo e persino la neve.

Sembra che abbia ripreso la mia vita normale, con le situazioni di ogni giorno, con i bambini che vogliono giocare, le piccole cose da sistemare in casa, i parenti, l’eterna ricerca di un idraulico affidabile, le feste da programmare, “la vigilia dai miei, Natale dai tuoi, Capodanno tutti qui, per Pasqua che facciamo?

Sembra tutto normale… invece… ci sono delle piccole differenze che insinuano dei dubbi; piccole ma estremamente moleste.

1) Ho sbagliato più di una volta la password del pc. Era il mio primo gesto al mattino da anni (fuori da bagno e camera da letto – e non sempre), le dita che si muovevano da sole, senza neanche guardare la tastiera. Invece continuo ad inserire quella del portatile polentone.

2) Cerco istintivamente le cose, soprattutto in cucina, nei posti sbagliati. Nonostante abbia cercato di replicare nell’appartamento di Torino le posizioni locali, qualche differenza (dovuta al diverso numero di sportelli disponibili) mi manda un po’ in tilt (certo, qui, non avrei potuto tenere lo zucchero e il sale nel vano dedicato ai piatti come faccio lì) (non storcete il naso, si chiama “Gestione ed organizzazione degli spazi angusti“, dovrebbe essere materia universitaria in tutte le facoltà)

3) Mentre su ho la gestione completa ed autonoma dell’appartamento, qui seguo rigorosamente “regole, tempi e modi” di Lei, come ho sempre fatto in precedenza (e come qualunque altro uomo coniugato al mondo). Il che mi porta ad avere degli sfasamenti incontrollabili fra ciò che ho fatto realmente e ciò che avrei dovuto fare, che si manifestano in modo clamoroso soprattutto quando Lei ritorna dal lavoro.

Insomma… questi primi 4 mesi qualche segno me lo hanno lasciato, così come lo stanno pesantemente lasciando in questi giorni i 6 mesi che verranno.

Queste vacanze, così tanto attese, mi stanno permettendo di vivere la mia vita così come è sempre stata.

Sembra che tutto questo sia reale, invece, purtroppo, so che non lo è. Questi 14 giorni rappresentano solo una grande illusione di normalità, che purtroppo non mi appartiene. Non qui, non per me. Era la “mia” vita normale e mi sembra così meravigliosa, nella sua assoluta quotidianità… ma… non mi è più dato viverla per chissà quanto tempo ancora.

Scusate lo sfogo, ogni tanto capita. Dalle mie parti la chiamiamo semplicemente: “la mala“.

Il prof emigrante

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NOTE

1) E la mazzata del (solo) 30% dei nuovi posti destinato alla mobilità ha messo una macabra ciliegina sulla torta del futuro. Con i se e con i ma non si può ragionare: non avevamo modo di saperlo, ma sembra ormai chiaro che chi due anni fa è rimasto in Gae ed ha scelto di non fare domanda, con la nuova prossima infornata di posti disponibili – assolutamente non prevista -, ha clamorosamente vinto la lotteria. Questa consapevolezza, da ieri, mi sta distruggendo.


Continua nel Day 123 – Divano, dolce divano

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