Il prof emigrante – Autocensura, Intimissimi, Referendum e Nipotame (dal Day 90 al day 99)

Day 90

Non mi resta che la notte

29/11/2016

La frase che da il titolo al Day 90 era il mio pensiero di ieri sera, tornato da scuola dopo aver cenato (cotoletta di pollo panata con il rosmarino) (surgelata, non vi fate strane illusioni) e mentre guardavo il secondo tempo di una partita di calcio un po’ folle su skygo (santo subito chi ha sviluppato l’app e l’offerta).

Pensavo a voi, proffollowers, mi chiedevo cosa mai avrei avuto da raccontarvi oggi, visto che vi avevo scritto già nel pomeriggio di ieri, poche ore prima, e non ho avuto eventi degni di nota nella serata scolastica.

Anzi, uno si. Gli alunni, dopo la settimana dei compiti in classe e dei primi (pessimi) voti in circolazione, stanno iniziando a guardarmi in modo diverso. Qualche giudizio sul prof “buono e comprensivo” sarà inevitabilmente cambiato.

Ieri sono entrato in un’aula mentre tagliavano un dolce per festeggiare un compleanno e l’immancabile frase scherzosa “Prof. ne prenda un po’.., stia tranquillo, non è avvelenato!“, accompagnata dallo sguardo carico di odio della ragazza in fondo che ha preso 2 consegnando il foglio bianco, che evidentemente sperava lo fosse, mi ha messo un po’ a disagio. Effettivamente si respira un’aria diversa.

Quanto meno, hanno capito che faccio sul serio. Ieri sera, anche i meno coinvolti nelle precedenti occasioni prendevano appunti e facevano domande quasi congrue sulla lezione. Di sicuro, anche il famoso “clima di terrore da regime iracheno durante i compleanni di Saddam Hussein” auspicato in sede di consiglio di classe sta dando i primi frutti.

Tornando a ieri sera, erano circa le 23, con le serie tv sono in pari… così ho deciso di fare un giro in auto a cercare qualche spunto interessante.

Città semideserta. Cosciente di dover evitare le zone periferiche, mi sono diretto alla zona dei “murazzi” in centro, di cui tanto si è sentito parlare in settimana a causa dell’alluvione. Sono sceso dall’auto alla Gran Madre, per poi dirigermi verso il ponte sul Po e fare una passeggiata breve lungo la riva del fiume.

La temperatura non era così pungente come temevo, io ad ogni modo ero equipaggiato come se dovessi partire per una spedizione antartica (mia nonna, da piccolo, anche in pieno agosto, con 35 gradi osservava il movimento dei suoi fiori e mi bloccava sulle scale raccomandando di coprirmi “‘ca c’è ‘na vòria di vilenu” – trad.: “c’è un vento molto pungente“, ma non è una traduzione letterale. Qualcosa di quelle raccomandazioni mi dev’essere rimasto.)

Sono stato in giro poco più di venti minuti, spingendomi fino ai portici di Piazza Vittorio e lungo Via Po, dove si concludeva la serata di molti giovani, sentendomi immediatamente fuori luogo per età, abbigliamento (nessuno di loro era abbigliato in modo da dover affrontare un orso polare), sensazione di solitudine e soprattutto grado alcolico (il liquore alle mandorle fatto in casa e speditomi nel pacco di qualche decina di “day” fa… è già finito da 2 settimane)

Rientrando verso l’auto, mi fermo sul ponte guardando il fiume che scorre sotto di me (tranquilli, non mi butto). Prendo un po’ di vento nei pochi centimetri scoperti del mio volto. La sagoma iconica della Mole Antonelliana si staglia alta dietro i palazzi nobiliari. Più in alto, alle mie spalle, una suggestiva illuminazione ad aureole blu circonda la chiesa dei cappuccini, da cui si vede il miglior panorama di Torino.

Sono tornato a casa con un filo di sorriso. Ancora c’è in me un minimo di sentimento di emozione e curiosità nel vivere questa nuova città. Lo sguardo da turista non è ancora spento, la curiosità di scoprire nuovi ambienti e nuove civiltà (“ to boldly go where no man has gone before“. Cit.) è ancora presente. Mi manca solamente la gioia del condividere il tutto con Lei (e naturalmente anche Loro).

E’ davvero splendida, ma non è la “mia” città.

Il prof emigrante

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Note:

1) Note davvero belle quelle che riesce a suonare mia figlia dopo appena 2 mesi di lezioni di violino. L’ “inno alla gioia“, sentito dal vivo è bello, al telefono mentre parlo con la mamma diventa struggente.

2) I biscotti al cocco con gocce di cioccolato sono già finiti. Intollerabile.

3) Solita citazione cinematografica, in inglese. Un applauso e tanta stima (premi low cost, questo passa il convento) a chi la riconosce senza googleare)

4) L’app del meteo mi dice che fuori c’è un sontuoso -2. Bene, che resti fuori.


Continua nel Day 91 – Omissis

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