Il prof emigrante – Dieci giorni apparentemente anonimi (Dal day 80 al day 89)

Day 88

La confessione

27/11/2016

Ne abbiamo parlato un po’, io e Lei, faccia a faccia, di tutta questa storia.

Il distacco, le abitudini, le emozioni, le sensazioni, ciò che manca, ciò che non va, cosa fare del nostro futuro più remoto, come affrontare il futuro prossimo, come collocare il futuro anteriore nel nostro continuum.

E gliel’ho detto. Mi aspettavo una reazione peggiore, ma tutto sommato, ha capito.

Se non puoi sconfiggere l’avversario, tanto vale fartelo amico, no? Così fra questa amara consapevolezza di non poter combattere con un rivale così insormontabile come l’ineludibilità del fato – il mio trasferimento -, la necessità di dover trovare un equilibrio per non impazzire e l’autoconvinzione ormai nota di mero pendolarismo… sono arrivato a dirLe che…

…mi sono rassegn… abituato alla situazione, a questa “doppia vita” di cui vi parlavo approfonditamente nel day 81 e adesso… (parole forti in arrivo)… la vivo meglio.

In quanto donna a pieno titolo, mi aspettavo da Lei una reazione violenta o un crollo emotivo, una lunga dissertazione sulla barbarie emotiva che contraddistingue noi uomini o più probabilmente un lungo silenzio carico di significati che avrei comodamente compreso nei successivi 6 anni.

Nulla di tutto questo. Mi ha semplicemente risposto che mi comprende e che non vede l’ora di raggiungere anche lei questa stasi emotiva.

E che “naturalmente” se questo mio equilibrio dovesse farmi mollare di mezzo punto l’attaccamento alla famiglia o sgarrare di una virgola nei comportamenti lontano da casa, ne pagherò le conseguenze a vita in modo lento e doloroso.

Beh, anche la determinazione nel proteggere il proprio orticello è una virtù.

Il prof emigrante

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NOTE

1) Al momento, Lei stira “le mie cose” (edit: me lo ha fatto puntualizzare di proposito) ed io cazzeggio al computer. Ah, i bei tempi andati!

2) Come una volta, c’è anche la tassa sulla spazzatura da pagare on line, poggiata inerme accanto alla tastiera. Le cattive abitudini non muoiono mai, neanche da prof emigranti.

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