Il prof emigrante – Dieci giorni apparentemente anonimi (Dal day 80 al day 89)

Day 89

L’oasi

(Airport Live n. 15)

28/11/2016

(Credo fosse il 15)
(L’avevo già scritto dallo smartphone)
(mi si è cancellato mentre scrivevo le note)
(Sono furioso)
(Riproviamo)
(Versione light)

Niente da fare, non ci arrivo.
Rimando al pomeriggio.
Sorry.
E soreta!


Day 89 BIS

L’oasi

(Airport-relive n.15)

(stamattina è andata male, provo a riscriverlo così com’era, consapevole che non ho la stessa passione del momento a guidarmi nella scrittura. Certe sensazioni vanno trascritte a caldo)

(sono ancora incavolato)

Il prof emigrante si aggirava sospettoso per l’area degli imbarchi, nonostante ormai avesse varcato i controlli, compresa l’odiosa privazione della cintura che lo devasta nell’intimità, e il fastidio della solita contestuale voglia di evasione della camicia intenta a sfuggire alla morsa combinata di maglia e pantaloni.

Nessun addetto ai controlli ha notato quel rigonfiamento sospetto nella tasca del giubbottone, così fuori luogo in un contesto in cui la signora bionda davanti a lui e i ragazzi dietro si apprestavano a viaggiare in maniche corte. All’arrivo avrei trovato 4 gradi, cosa può saperne la gente?

Eppure il tascone del giubbottone (nerone imbottitone) era il luogo migliore per occultare il prezioso carico, senza dover rivoluzionare l’assetto del trolley strapieno (di coperte che serviranno per l’imminente visita della SorellaDelProf + famiglia, neanche fosse un contrabbandiere di tessuti) perchè già questo aveva il problema di dover superare l’occhio del sommo censore, lo scorticatore di bagagli, lo stivatore selvaggio, il supremo giudice dei pesi e delle misure, secondo solo a San Pietro in quanto a timori nell’attesa del giudizio: l’addetto al check-in di Ryanair.

Così il prof emigrante decise di ignorare la fila che già iniziava a formarsi presso il suo gate, ed evitò accuratamente anche le poltrone al centro dell’area, dribblando tutti coloro i quali volevano proporgli una valigia accartocciata, un’offerta per l’Unicef (già fatta in passato), una card American Express.

Cercava un angolo in cui essere da solo. Lo trovò in cima a delle scale sbarrate da un cartello “stiamo lavorando per voi“, presente in quella zona dell’aeroporto da almeno 6 anni (alle spalle del quale non si vede lavorare nessuno da 7).

Così si sedette da solo, sull’ultimo scalino, addossando al muro con una noncuranza che non gli appartiene il trolley e la borsa del lavoro, lasciandoli qualche metro più in là, nonostante l’altoparlante chiedesse ripetutamente di non lasciare bagagli incustoditi.

Lui non voleva avere impicci. Prese il pacchetto dalla tasca, adagiò il giubbotto sul trolley, e si mise a fissarlo per qualche istante.

L’involucro nero lucente gli diede qualche problema, ma alla fine riuscì ad aprirlo, accennando un sorriso.

Si accorse che giù, in fondo alle scale, dei signori lo stavano guardando. Anche dall’interno di un negozio, una commessa stava osservando la scena. Essere seduti sui gradini non è un reato o qualcosa di particolarmente insolito. Eppure più in fondo, nella fila per l’imbarco che già iniziava a muoversi anche altri sguardi si volgevano all’indietro verso di lui.

Avrebbe forse dovuto sentirsi in imbarazzo? Probabilmente no. Erano sguardi carichi di sana e giustificata invidia, frammista ad un orgoglio tipico di chi sa apprezzare i conterranei in grado di godere a pieno dei frutti della propria terra.

Si, guardavano tutti quell’Arancino al Pistacchio (appositamente in maiuscolo entrambi) (proveniente da un bar che si potrebbe fregiare del titolo di Sacra Accademia dell’Arancino), croccante fuori e morbido dentro, magicamente dosato fra dolce e salato, ricco di condimento e magia tipica siciliana, incapace di perdere la propria armonia di sapori nonostante la sofferenza dell’attesa nella tasca durante il tragitto.

Il prof emigrante, completato il suo pasto, riposti nella pattumiera i fazzolettini rigorosamente ” ‘nzivati“, si mise in fila e prese, ancora una volta, il suo secondo volo settimanale. E quando osservò dal finestrino la costa allontanarsi sotto di lui, immediatamente dopo il decollo, pensò:

Che terra meravigliosa! Ti lascio, ma tornerò sempre da te

Il (sazio) prof emigrante

L'immagine può contenere: una o più persone e cibo
Il corpo (ben impanato, croccante fuori, succoso dentro) del delitto

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NOTE:

1) La dieta inizierà, come al solito, lunedì prossimo

2) Anche perché, nascosti nella borsa del computer, in fondo sono saltati fuori dei biscotti al cocco fatti in casa dei quali non conoscevo l’esistenza.

3) Ok, fra due lunedì.

4) Nel testo mi è scappato un intraducibile ” ‘nzivati“. Sapete cosa vuol dire?



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