Il prof emigrante – La nuova casa, il pacco dal sud e il demone Balrog (dal day 50 al day 59)

Day 58

Gioie a distanza

27/10/2016

Prima o poi dovrò fare outing.

Cioè, per intenderci, che io sia quassù al Nord lo sanno ormai tutti quelli che avevano a che fare con me quotidianamente: la famiglia, gli amici più stretti, gli studenti più affezionati, in pratica chiunque mi abbia finora fisicamente cercato.

Ma c’è ancora un universo di contatti a cui non l’ho detto e che presumibilmente resterà sorpreso di questa grossa novità.

Alcuni la chiameranno sciagura, iattura, o disgrazia, e reciteranno il tormentone dell’autunno “ma che hanno combinato con questa scuola non si rovinano le famiglie così!” (questa l’ho sentita ieri, ma non è certo la prima volta: per chi è fuori dal mondo della scuola tutto ciò non è normale), altri faranno gli sciocchi con frasi tipo “ti divertirai lassù da solo“, ammiccando con occhiolini e alludendo a chissà quali avventure (il che fa capire, soprattutto, cosa loro “sognerebbero” di fare in questa mia situazione), la maggioranza si limiterà a scuotere il capo e a dire/pensare “poveraccio“, facendomi istintivamente i conti in tasca, e continuando la propria vita come se nulla fosse (e come è giusto che sia).

Tuttavia l’episodio più importante di giornata, però è avvenuto nel pomeriggio. Al primo cambio dell’ora, trovo un messaggio di mia moglie: “Chiamami all’intervallo.

Generalmente, nel cervello maschile (pensate ai personaggi di “Inside Out“) un messaggio del genere fa attivare un allarme rosso DEFCOM 4, pari ad un imminente attacco nucleare su suolo americano.

Nell’ora di lezione successiva è tutto un “Prof, tutto bene? La vedo nervoso?” seguito da un “zittaefattiifattituoiotimettodueequestodiplomatelofaccioprenderequandosaraibisnonna“, pensato ma non detto.

Il clima da guerra termonucleare globale è scemato quando mi è tornato in mente che alle 16 Lei sarebbe dovuta andare nelle scuole dei ragazzi per l’elezione dei rappresentanti dei genitori: il primo contatto con le maestre nuove del piccolo e con le temibili professoresse della scuola media per mia figlia maggiore.

C’erano buone probabilità, quindi, che non fossi direttamente responsabile di un evento critico, ma che si trattasse solo di una responsabilità oggettiva del tipo “te ne sei andato ed il rendimento scolastico dei tuoi figli è crollato“.

L’argomento della telefonata era proprio questo. Il contenuto fortunatamente no, i colloqui con le insegnanti sono durati in entrambi i casi solo pochi istanti (chi fa questo mestiere sa che più lungo è il colloquio, più lunga sarà la sfuriata dei genitori).

Sono rientrato in classe con gli occhi doppiamente lucidi: per la gioia e per la malinconia di aver saltato per la prima volta una di queste riunioni.

Così stamattina ho preso un regalo per entrambi. E domani tornerò da loro un po’ più felice.

Il prof emigrante

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NOTE

1) I ragazzi della quinta non hanno preso bene la conferma della modalità di esame per quest’anno (rendendo del tutto inutili gli argomenti trattati nel blog di ieri). Rischiavo ripetutamente di inciampare nei loro musi lunghi.

2) Stanotte, un sogno strano: mi hanno trasferito a inizio dicembre in una scuola elementare (!) della punta meridionale della Sardegna, a cui si accedeva attraverso una galleria dentro una gigantesca caciotta.

3) …ma forse è soltanto l’effetto della botta violenta presa in testa ieri sera, quando ho cercato di chiudere il box auto, dimenticando di mettermi a distanza di sicurezza dall’anta basculante

Le trappole infernali tipiche dei garage condominiali: ci metti un mese a studiare i parametri di oscillazione, il raggio di manovra, le curvature spazio-tempo che da esse si generano… ma finchè non ci sbatti personalmente la testa, il muso o le ginocchia, NON IMPARERAI MAI!

 

Continua nel DAY 59 – Il primo ponte

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