Il prof emigrante – La nuova casa, il pacco dal sud e il demone Balrog (dal day 50 al day 59)

Day 57

Il dibattito civile sulla maturità

26/10/2016

 

A scuola è sempre necessario programmare: sapere esattamente in che modo relazionarsi quotidianamente agli studenti, quali argomenti trattare, l’ordine in cui presentarli, immaginare già le domande a cui si dovrà rispondere.

Un lavoro meticoloso al di fuori dell’aula (insieme a molto altro) che vorremmo sbattere in faccia a chi ci guarda e pensa quotidianamente: “Ah, sei prof? Lavori SOLO 18 ore e ti lamenti? E ti danno pure tre mesi di ferie!“.

(No, non scateniamo questo argomento, altrimenti non ne usciamo più. Magari un ‘altra volta)

Così ieri sera sono entrato in classe, la quinta, come un condottiero medioevale pronto a trascinare la mia armata di studenti in prima linea verso la conquista della conoscenza… quando mi sono immediatamente reso conto che gli studenti erano già impegnati in una guerra civile interna con tema unico “la nuova maturità“: niente terza prova, maggiore peso all’alternanza scuola-lavoro, commissione solo interna, ad eccezione del presidente.

Leggendo e discutendo in classe dell’argomento e della probabile introduzione delle modifiche già da quest’anno il primo pensiero è stato egoistico: “Mi hanno fregato: dovrò stare qui quasi un altro mese!“.

Da commissario esterno (quest’anno l’alternanza prevedeva questo) avrei fatto giù gli esami, da interno mi tocca star su. Uhm… almeno mi porterò i bambini, magari verrà su anche mio padre o i miei suoceri per stare con loro la mattina… forse chiederò a mia moglie di far coincidere le sue ferie… i ragazzi la vivranno come una vacanza “differente“.

Ok… smetto di guardare sempre il lato positivo… sarebbe infinitamente meglio per me se tutto slittasse di un anno. Sarebbe anche più logico per tutti, visto che l’ASL è realmente partita l’anno scorso con le terze e le quinte di quest’anno non saprebbero che pesci pigliare.

I miei ragazzi del serale (Notato il “miei”? Incredibile come già dopo un mese e mezzo ci si affeziona. Probabilmente perché sono adulti e non ho mai avuto modo di incazzarmi in modo serio con loro) invece sono sollevati: ritengono a ragione che così l’esame sia per loro meno traumatico e più equo, che la commissione interna possa giudicarli più sul loro percorso di studi che sul risultato del singolo giorno, sanno che molto probabilmente l’ammissione agli esami rappresenterà l’ultimo reale ostacolo da superare e che l’esame in sé sarà ridotto ad una lunga e formale “cerimonia di diploma“, una semplice certificazione del percorso effettuato.

Di certo lo yo-yo continuo di regole e normative che negli ultimi 15 anni ha coinvolto l’Esame di Stato non ha giovato al mondo della scuola, facendole perdere un importante fattore di identità.

Nella mia visione l’esame di maturità è un rito di passaggio dall’età scolare all’età adulta; un primo assaggio di come sarà il mondo universitario per chi vorrà proseguire gli studi; un banco di prova importante per la vita di ragazzi pronti a diventare uomini e donne che si affacciano al mondo del lavoro, che dovranno affrontare dei colloqui e superare delle selezioni; rappresenta il primo momento in cui ci si stacca dallo studio della singola materia per riuscire ad abbracciare un percorso multidisciplinare, cioè una discussione su argomenti di un certo livello con gente competente dinanzi ai quali dimostrare le proprie capacità di ragionamento, comprensione e analisi; un momento di cui SI DEVE sentire la tensione, in cui effettivamente si rischia la bocciatura anche con un percorso di studi sufficiente, rimettendosi al giudizio di persone che non si conoscono, perché nella vita bisogna essere preparati a mettersi in gioco.

Superato l’Esame di Stato si diventava adulti, dunque “maturi“.

Il prof emigrante

 

La visione degli esami di maturità nell’ottica degli studenti. (Ok, forse è un residuo della visione che avevo io al tempo della MIA maturità). Nella foto, il commissario Balrog, di Matematica.

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NOTE

1) Alla fine ce l’hanno fatta: non ho potuto spiegare il nuovo argomento ieri sera. Da ragazzo ero bravissimo a far deviare i professori dal loro obiettivo tirando fuori nuovi argomenti, guadagnando quarti d’ora preziosi in ottica di interrogazioni mancate. Da docente, non mi faccio fregare quasi mai. Ieri è stato uno di quei “quasi“.

2) Non ho l’arroganza di dire che la mia visione della maturità sia inequivocabilmente quella corretta. Magari è giusto dare un maggiore peso al percorso effettuato. Lo vedremo con il tempo.

3) Oggi post serio. Di nuovo? Prima o poi dovrò capire cosa mi spinge a deviare saltuariamente dai miei binari consueti.

4) Stemperiamo con un breve flash sulle nuove strane abitudini della mia vita da emigrante: stirare con l’asse anziché sul tavolo è davvero un’altra cosa! Soldi ben spesi!

 

Continua nel Day 58 – Gioie a distanza


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