Il prof emigrante – La nuova casa, il pacco dal sud e il demone Balrog (dal day 50 al day 59)

 

Day 54

Il ghetto

23/10/2016

Ogni tanto decido di provare le abitudini locali, come quella di sperimentare un trasporto pubblico efficiente, che risulta essere un aspetto vagamente “esotico” nella mia mentalità automobilecentrica da uomo del Sud.

Per cui ieri sera avevo fissato l’appuntamento con il mio abituale “compagno di merende” alle 20.45 dall’altra parte della città per l’Oktoberfest locale, in zona Lingotto. Avevo studiato il piano sul sito del trasporto pubblico cittadino, fotografato il percorso più breve da seguire nel caso lo dimenticassi, preso il primo autobus sotto casa con fiduciosa speranza di rispettare i tempi.

Il programma prevedeva un cambio d’autobus a metà itinerario e gli ultimi 425 metri a piedi.

Il tragitto sull’autobus è andato abbastanza bene, probabilmente ero sull’autobus più rumoroso e instabile dell’universo conosciuto, ma fa niente (prima o poi verranno a sapere che sono stati inventati gli ammortizzatori).

Arrivato a destinazione trovo la bella sorpresa: un ghetto.

Scendendo dall’autobus e trovo due camionette di carabinieri in tenuta anti-sommossa con 6 militari dentro. La signora che scende con me dal mezzo mi squadra dalla testa ai piedi e fa un fischio verso un balcone, dal quale scende buttandosi giù (letteralmente, due metri circa di altezza) un ragazzino. Anche lui mi si avvicina e mi fissa in modo strano, senza timore di abbassare lo sguardo.

Due giovani in bicicletta (una “graziella” di almeno 4 misure più piccola rispetto alle loro gambe) senza salutarsi si incrociano sul marciapiede e si scambiano soldi e “qualcosa” a pochi metri da me (e dai carabinieri).

Mi dirigo subito in mezzo alle camionette e da questa postazione “sicura” studio la situazione. La mia meta è oltre una passerella (bella e moderna, scoprirò dopo che trattasi della Passerella Olimpica) che sovrasta la ferrovia, alle spalle del quartiere in cui mi trovo. Le alternative:

– Potrei fare marcia indietro, prendere l’autobus inverso e dimenticare tutto.
– Potrei provare ad attraversare il quartiere ed arrivare alla mia meta (contando mentalmente quanto ho nel portafoglio, quanto vale l’orologio, quanto mi serve realmente il telefono, quanto reputo mentalmente importante continuare a vivere).
– Potrei telefonare al collega già arrivato a destinazione e farmi venire a prendere lì, in mezzo alle camionette, visto che lui mi ha avvisato che sarebbe comunque venuto in auto.
– Potrei ricordare quanto appreso nella dimostrazione di corso di difesa personale a cui ho assistito otto anni fa e farmi strada con la violenza sbaragliando i nemici ed imponendo la MIA legge nel quartiere.

Decido per una quinta opzione: giro largo a circumnavigare il quartieraccio, aspettando la compagnia giusta, ovvero incamminandomi fra gruppi di persone apparentemente non affiliate in alcuna gang criminale.

Ce l’avevo quasi fatta. L’obiettivo ormai davanti a me: cento metri o poco meno alla base della passerella. Un omone immenso appoggiato ad una parete si distacca e viene verso di me. Accelero il passo evitando di incrociare lo sguardo (regola base nelle situazioni simili).

Non basta, purtroppo. Mi raggiunge a venti metri dalla rampa di scale che significa salvezza. Ci sono almeno altre 10 persone nel raggio di una trentina di metri, quantomeno difficilmente sarà omicidio.

Il tizio mi chiama, in un italiano stentato: “Amico!

Procedo dritto.

Amico! Fermo, aspettami!

Tranquillo un *****. Mi giro verso di lui quando comprendo che non posso più evitarlo.

Devo alzare, molto, la testaper guardarlo in faccia. Poi allunga la manona verso di me.

Ti è caduto caricabatterie… prendi!

Un sorriso, poi il ponte, l’Oktoberfest(ina) ed un tranquillo passaggio in auto per il ritorno.

Il Prof Emigrante

“Heaven is one step away”, Passerella Olimpica che dall’ex Villaggio Olimpico (in cui è ambientato il blog di giornata) porta direttamente al Lingotto

_________________
Note:

Siamo in due, un tizio vestito da tirolese ci molla 5 birre da un litro sul tavolo: “Vengono 80 euro: 5 di reso per ogni boccale, se ce lo restituite”.

Forse mi andava meglio se mi rapinavano nel quartiere prima.

(No, non le abbiamo prese tutte e 5, ma una sola in due)

 

Continua nel Day 55 – Il buon vicinato

 


Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *