Uomini e supermercati: una relazione complicata


5) IL FELICEMENTE SEPARATO (5%)

Lo riconosci da lontano con il suo sorriso sgargiante e già, a pelle, ti sta sullo stomaco. Se non altro perché la spesa non è sicuramente il suo principale interesse, quanto piuttosto agganciare le donne single (ma anche no) i giro per i reparti, attaccando bottone con la scusa di dispensare consigli o chiedere pareri sulle modalità di cottura del foie gràs (che in vita sua non ha mai visto) (e neanche le donne che vanno al suo stesso supermercato, però evidentemente “tira” solo con la citazione) o atteggiarsi a provetto sommelier sproloquiando nel reparto vini, senza alcuna cognizione di causa, di aromi fruttati, sapori tannici e periodo di affinamento. La sua spesa dura mediamente dalle 2 alle 3 ore, ma finisce comunque nella cassa per meno di 15 articoli, a meno che non punti una particolare cassiera, in tal caso è capace di prendere i cartoni di latte da 24 confezioni e inserire ognuna di esse singolarmente sul nastro fra un prodotto e l’altro in modo tale da aumentare il tempo a disposizione per estirparle una promessa di appuntamento. In tal caso, sfodera la mossa fatale, il colpo di grazia seduttivo, accompagnato da uno sguardo ammiccante da consumato latin lover: “Prego, signorina, mi accontento del suo sorriso…. prenda pure lei i miei bollini!

“Salve, vorrei chiederle cosa ne pensa di questi cereali?” “Li conosco, sono buoni, perchè?” “Perfetto, ora deve solo concedermi un appuntamento stasera, successivamente a vitto e alloggio ci penso io!”

6) IL TRISTEMENTE SEPARATO (4%)

Se l’uomo del punto 5) incontra l’uomo del punto 6), il punto 5) è un uomo morto. Lui non ha scelto di essere solo, non ha scelto di andare a fare la spesa da solo, non ha scelto una vita di triste amarezza, non ha scelto neanche un supermercato in cui andare, non ha scelto nemmeno cosa dovrà mangiare. Non ha neanche fame e, con la morte nel cuore, lo vedi saltuariamente allungare il braccio e far scivolare qualcosa nel carrello. Guarda le famiglie e i loro carrelli con un velo di tristezza e l’occhio lacrimoso, il suo alone di negatività è tanto forte che è evitato persino dalle promoter agli angoli delle corsie. Lo trovi immobile davanti allo yogurt che acquistava per la sua lei, con lo sguardo perso nel vuoto e il naso congelato perché ha dimenticato di chiudere lo sportello del banco frigo, con un inspiegabile pacco di assorbenti nel carrello, finché all’ora di chiusura gli addetto non lo svegliano dal trance in cui era finito.

“Quella sua porchetta fina… tanto croccante al punto che… io la rosicchiavo tutta… e quell’altra caciottina… che non glie l’ho detto mai, ma ci mettevo il sale. E quelle belle grigliate con dolci, olio, patate, la gran fame e la voglia di tortelli crudi, un morso al lardo salato, un fuoco, quattro bei wurstel e far la fonduta giù al faro… mi manchi davvero, mi manchi lo giuro mi manchi mi manchi davvero!” (rielaborazione indegna su testo e note di “Piccolo Grande Amore”, C. Baglioni) (ammettetelo, l’avete canticchiata)

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