Il Prof Emigrante – La resa dei conti, il risveglio e le rane in bagno (dal Day 20 al Day 29)

Day 28
Sussurri

29/09/2016

La sala insegnanti è divisa in tre aree, come la Gallia della prima versione di Cesare che feci al liceo e per un motivo a me ignoto non ho mai dimenticato da allora.

La prima, luminosa, con i registri, i cassetti, un tavolone con i depliant dei rappresentanti e un orario delle lezioni ben appiccicato su di esso, il libro con le circolari e tanto altro ancora. Un piccolo spazio di disimpegno ne costituisce la seconda parte e quindi una seconda stanza, perennemente più buia (certo, non come il mio appartamento al mattino) in cui le avvolgibili delle finestre sono perennemente bloccate al di sotto della metà finestra: ci sono i computer, la stampante, gli scatoloni con i compiti degli anni precedenti e armadi ricolmi di libri che andavano bene quando iniziavano ad insegnare i miei genitori (Il mitico Zwirner di matematica, ad esempio, che credo tuttora popoli gli incubi di un’intera generazione di cinquantenni).

E’ nell’ordine delle cose che noi “serali” ci siamo adattati alle ombre come dei Sith, lasciando la stanza della luce ai colleghi Jedi del mattino, anche nei brevi momenti di convivenza prima dell’inizio delle nostre lezioni.

Così oggi, prima di entrare in classe, il vostro buon (Darth) Prof era intento a sistemare degli elenchi al pc, quando avverte la presenza di due colleghe nella stanza accanto, ignare di poter essere ascoltate mentre parlavano proprio di lui.

“Sai, io in fondo lo capisco… non è facile lasciare tutti giù”
“Pensa a sua moglie, che deve pensare ai bambini da sola”
“Si, ma si sapeva che poteva andare così…”
“Certo, però… non ci si può mica lamentare”
“Ma non mi pare che IL PROF si lamenti, credo stia reggendo bene… All’inizio un po’ meno, ma questa settimana lo vedo meglio”
“Beh, gli stanno facendo l’orario ad hoc per farlo rientrare nei weekend”
“Dai, mi sembra il minimo… ci vuole un briciolo di umanità!”
“Sarà. Son sempre agevolazioni, non vorrei che qualcuno si lamentasse, prima o poi… Certo che è una brutta storia.”

Sono andate via senza accorgersi della mia presenza nella stanza accanto. Sono lusingato di essere stato oggetto di conversazione e beneficiario di pietà umana (e meno male che non verranno mai a conoscenza di questo mio mini-blog). Ovviamente temevo da un momento all’altro di sentire qualcosa di spiacevole nei miei confronti e di dover mettere già a fine Settembre una bella X definitiva sui rapporti con una di loro o entrambe, iniziando a compilare la famigerata “lista nera“. Stavolta credo sia andata bene (al massimo ne potrei mettere una nella lista grigia, con le adeguate sfumature).

Forse si inizia ad intravvedere una parvenza di “fare gruppo” fra noi insegnanti del lato oscuro (della giornata). Speriamo sia così, qualche sorriso ogni tanto non può che far bene.

Proprio in relazione a questi sorrisi, aggiungo un’ultima cosa. Incontro fulmineo in corridoio con il collega con cui abbiamo razziat…. ehm… visitato la Fiera del Gusto. Lo vedo sorridente, e gli chiedo che succede. Mi risponde: “Nulla, mi sto divertendo. Mi piace fare questo lavoro“.

Accidenti, succede anche a me. In classe, soprattutto se c’è un clima sereno come nel caso di un serale in cui magari non ti ritroverai fra i banchi future speranze della nazione, ma quantomeno non devi gestirli dal punto di vista disciplinare ed hai di fronte solo gente motivata con il devastante periodo dell’adolescenza ben alle spalle, ti dimentichi tutto ciò che ti tormenta al di fuori e vivi il tuo lavoro con serenità.

Il prof emigrante

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NOTE:

1) A casa giù tutto bene. Domani andrà via l’uragano milanese dopo 28 giorni (ventotto, in lettere, così ci si rende conto in modo migliore dell’impatto che può avere su una famiglia) di ospitalità imposta. Spero che la vita giù possa nuovamente prosperare. Peraltro stasera hanno fatto una sorta di festa di commiato a base di arancini (con la “i“, amici palermitani. Con la “i“). In questi casi non si capisce mai se la festa è “per chi se ne va” o “perché se ne va“.

2) A casa su tutto stabile. Nel senso che stamattina ho fatto il centralinista ed ho un’agenda piena di appuntamenti fra sabato e lunedì. Riuscirò a trovare il posto giusto? Intanto ho capito che non sarà un “residence“, tipologia di alloggio in voga qui al Nord che molti mi hanno consigliato, ma dei quali sicuramente non hanno esperienza diretta: pretese troppo alte, oltre i 1.200 euro mensili. Se fossi un emiro, farei questo mestiere direttamente a Abu Dhabi.

3) E non pensate che le suore scherzino in quanto a prezzi dell’ospitalità negli istituti religiosi…

4) Accidenti, residence e suore… mi sono bruciato un buon argomento per il blog di domani!

 

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