Il Prof Emigrante – Prologo (dal “Day -6” al “Day -1”)

Day -4
Le “condoglianze”

28/8/2016

A due giorni dalla partenza per Torino, ti accorgi che qualcosa di strano si stia iniziando a muovere intorno a te dall’atteggiamento della gente. E soprattutto ti rendi conto di quanto velocemente si sia diffusa la voce, nonostante tu abbia fatto di tutto per non farlo sapere in giro. Quattro episodi significativi mi si sono manifestati solamente oggi:

1 – Un alunno mi incontra per strada, chiede informazioni sulle voci che circolano (anche in maniera un po’ goffa: “Prof, ho saputo della sua prossima DIPARTITA…” – al quale ha avuto seguito nella mia mente un roboante MAVAFF…) e – senza aspettare che io finissi di incrociare tutto l’incrociabile e soprattutto senza rendermi conto di dove ho messo istintivamente le mani -, mi abbraccia per strada sotto gli occhi degli amici increduli e un po’ sospettosi (“Hai visto? lo sapevo che era un raccomandato!“)

2 – Il weekend precedente la partenza vengono a trovarmi zii e cugini. Nulla da dire per il bel gesto, ma l’ultima volta che c’è stata una processione simile a casa mia è stata per la nascita del mio secondo figlio, anche se dilazionata in quattro mesi e non concentrata in un solo weekend. E poi si sa… la famiglia si riunisce al completo in poche occasioni: matrimoni e… vabbè, ci siamo capiti.

3 – Mia suocera mi fa scegliere con congruo anticipo l’intero menù del pranzo domenicale. La scena sembra già vista: non siamo in 13, non vedo nessuno che si chiami Giuda, non spezzo il pane per tutti, ma la tensione emotiva dell’ “ultimo pranzo” c’è e si sente. Durante il pasto la vedo in due o tre occasioni osservarmi con gli occhi lucidi e lo sguardo compassionevole di chi sta preparando un lungo addio. Chissà quale preoccupazione le starà frullando nella testa. Lo scoprirò a fine pasto, quando si lancia in un accorato: “Mi raccomando le camicie! Le pieghe sulle maniche sono difficilissime da togliere!

4 – Scopro mia moglie, anima rock da sempre, che ascolta in cuffia canzoni neomelodiche. Mai fatto prima. Cosa aspettarmi ancora? Palle di fuoco che cadono dal cielo? Pioggia di rane? Sciami di cavallette?

Mondo, ascolta bene queste parole… Vado ad insegnare al Nord, non in guerra. Fra qualche settimana tornerò, esiste Skype per mantenere i contatti visivi, la mia famiglia sopravviverà e soprattutto… NESSUNO STA MORENDO!

(Fortunatamente, in questo clima da Gotham City che mi circonda, i miei figli sembra che non percepiscano l’imminente distacco. Anzi, direi che sono abbastanza tranquilli. Forse è meglio così)


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