Il decalogo del “fungiaro” siciliano

SETTIMO COMANDAMENTO

Lascia a casa gli acciacchi

Tanto poi, in ogni caso, non ti crederà più nessuno

Superati gli “anta”, basta fare una partita di calcetto per sentire ad uno ad uno tutti i muscoli chiedere pietà, quando anche allacciarti le scarpe (magari coltivando un pancione da settimo mese di gravidanza) diventa un’impresa dolorosa ed a volte inizi a percepire il grido di ossa che neanche credevi di avere mai avuto. Il tempo è tiranno, rappresenta il nostro principale nemico e, allo stato attuale, ci impegna in una battaglia da cui non c’è possibilità di uscirne vincitori.

Quando si va a funghi, però, accade una magia. Ricordo distintamente mio nonno che impiegava 10 minuti per andare dalla cucina al bagno, lamentandosi. Ricordo anche che il giorno dopo, dal momento in cui io chiudevo la portiera della sua vecchia Fiat 127 rosso aragosta a quello in cui rialzavo lo sguardo dopo aver preso il cestino, che già lui aveva scavalcato il passaggio con la scala di legno sulla rete di filo spinato e stava salendo verso una “carrata” ripidissima. Poi l’indomani, di fronte alla consueta camminata claudicante in casa, rispondeva accennando un sorriso: “Che vuoi farci? In campagna non li sento!

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Pantaloni della domenica di quindici anni fa, giubbottino verde buona anche per la mezza stagione, cappello in lana da grande puffo per spaventare i cinghiali, cestino delle bomboniere della comunione della nipotina. Non è una questione di stile, ma di anima.


OTTAVO COMANDAMENTO

Sottostima l’esito della raccolta

Peccato, neanche stavolta era la giornata giusta

Partiamo da una certezza: non esiste il fungiaro soddisfatto. Anche se è dovuto rientrare perché non aveva più cestini da riempire e ha il cofano dell’auto pieno a tappo, ci sarà sempre in lui la sensazione che avrebbe potuto fare meglio; se solo avesse avuto più tempo a disposizione, se solo fosse stato con la giusta compagnia, se solo avesse potuto arrampicarsi su quella parete verticale che nascondeva il terreno vergine (vedi c.6), se solo se solo il resto del mondo non avesse bisogno di lui nel resto della vita.

Il vero fungiaro però da il meglio di se quando incontra i suoi colleghi in giro per i boschi o al rientro verso le automobili. Così, con i due cestini pieni dentro il cofano e i più belli, quelli da esposizione, distesi sul sacco di tela sul sedile posteriore per non rovinarsi in mezzo agli altri, mostrerà al collega occasionale solo il cestino semivuoto con i 3-4 funghi buoni ma un po’ “vecchi” per i quali è indeciso se buttarli dietro l’angolo per non portare a casa roba che non verrà cucinata o tenerli apposta per far risaltare gli altri. E sentenzierà con l’aria insoddisfatta, dopo essersi premurato di aver mostrato il contenuto… “No, oggi non ho trovato granché“.

C’è un grosso mistero sul sentimento che anima questo comandamento. Non dovrebbe essere competitività (il non voler far trovare agli altri il buon territorio), né arroganza celata nella falsa modestia. Credo sia piuttosto una questione di gelosia, frutto del colpo di fulmine che schiocca fra il fungiaro e il “suo” nuovo terreno fortunato (sentimento che si infrangerà inesorabilmente contro la realtà già alla volta successiva).

Risultati immagini per cestino funghi
Com’è andata? No, oggi non ho trovato granché, da questa parte non c’è nulla!


NONO COMANDAMENTO

Posta il tuo trofeo

Per la gloria eterna

Comandamento di recente costituzione, un must per i fungiari under 40, i NextGen, che vivono di followers e girano nei boschi con il GPS. Gran parte della loro passione è rivolta alla ricerca del “fungo perfetto“, il porcino grande, immacolato, tondeggiante, perfettamente bicolore e profum… no, del profumo non se ne fanno nulla. Una volta trovato “il prescelto” – non importa se sarà “figlio unico” o se ne tornerà in compagnia di moltissimi altri -, il NextGen camminerà nel bosco verso l’auto facendo attenzione soprattutto a non incespicare, ad evitare i sobbalzi e tutto ciò che potrebbe nuocere all’integrità del prediletto.

Attenzione, però. Nel bosco si possono sentire due tipi di urla. Il primo, consueto e noto a tutti i cercatori e non, è quello di richiamo per comunicare la posizione reciproca fra compagni. Il secondo, più acuto, straziante e lacerante, è quello del NextGen che ha trovato il fungo perfetto e lo ha rovinato estraendolo dal terreno o facendolo accidentalmente cadere lungo il percorso.

Una volta a casa, poi, è tutto un fiorire di prove fotografiche, per trovare la giusta posa che evidenzi Cercatore e Preda insieme, come padre e figlio, in un connubio di soddisfazione ed orgoglio personale.

E se non lo si è trovato, c’è sempre il piano B: l’esposizione: tutti i funghi disposti in più file su una tovaglia rigorosamente a quadretti. Porterà comunque i suoi bei like, ma difficilmente conterrà l’espressione gioiosa del cercatore accanto.

L’opzione B (cari amici di facebook/instagram, avete temuto anche solo per un attimo che mettessi una delle vostre foto)


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