The Leftovers – I disastri della S01, Il riscatto della S02 e le illogiche anticipazioni sulla S03

<<ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER SULLE PRIME DUE STAGIONI>>

<<E SULLA TERZA INVECE SOLO UN PO’ DI… EH… NON VI POSSO MICA DIRE TUTTO SUBITO… >>


Ebbene si, non avrei mai pensato di scrivere questa recensione una settimana fa. Ho liquidato la prima stagione con poche parole, per nulla lusinghiere, nell’articolo sulla Sindrome da Cliffhanger Spezzato (SCS) :

E magari capirai che non sei costretto a vedere un “The leftovers” fino alla fine solo perché l’hai iniziata. Nonostante ogni volta ti addormenti ad intervalli di 3 minuti e poi ti ritrovi costretto a tornare indietro con il MySky, facendo durare la visione di ogni episodio dalle due alle tre ore e mezza.

Già. Buona parte della prima stagione di The Leftovers è stata… no, un aggettivo non basta. Parliamone un attimo. lasciate che io riassuma in breve di cosa stiamo parlando a chi non ha mai seguito questa serie TV.

La prima stagione si svolge a Mapleton, ridente cittadina dello stato di NY, due anni dopo un evento straordinario per cui nel mondo, all’improvviso, si sono letteralmente volatilizzate 140.000.000 di persone (pari a circa il 2% della popolazione mondiale). E da quel giorno sono comprensibilmente quasi tutti usciti di testa, con la popolazione divisa fra: quelli che provano a voltare pagina; quelli che pur non volendo dimenticare, cercano comunque di tirare avanti; quelli che non vogliono dimenticare e non vogliono che nessuno dimentichi; e quelli che non vogliono dimenticare, non vogliono che nessuno dimentichi e ti piazzano nottetempo migliaia di manichini con le sembianze dei congiunti spariti per farti quantomeno morire d’infarto – e così permetterti di dimenticare definitivamente.

“Policeman Departure in Mapleton”, olio su tela, cm 95×130

Ma Mapleton è una cittadina speciale, presumibilmente perché abitata esclusivamente da abitanti con profondi problemi psichici preesistenti, appartenenti a famiglie disastrate o sull’orlo della disgregazione, che incontro ad un destino triste e devastante finirebbero per andarci comunque, anche senza la “dipartita” del 14 Ottobre 2012.

Tutta la prima stagione segue il libro originale di Tom Perrotta – abile finto trequartista della prima Roma di Spalletti travestito da autore letterario di medio successo – che ha pescato il jolly con l’idea alla base di The Leftovers, e serve da palestra di ambientamento allo sceneggiatore della serie Damon Lindelof, noto ai più come la mente pensante (e sceneggiante) di LOST – quindi una delle persone che ha ricevuto più insulti al mondo senza che la maggior parte dei suoi haters ne conoscesse il nome -, che si agita nella gabbia artistica fornitagli dalle pagine del libro senza riuscire mai ad uscirne pienamente.

Perrotta, l’autore del libro da cui è tratto The Leftovers, mentre pratica ad alti livelli uno dei suoi hobby.

Secondo le successive spiegazioni degli autori, tutta la prima serie si prefigge di analizzare le reazioni dei personaggi alla dipartita e tralasciare del tutto la ricerca di una possibile spiegazione all’evento che ha originato i fatti della serie (e invogliato il 98% degli spettatori – la componente non istintivamente autolesionista – a seguirla) accaduti ai personaggi che, brevemente, presento anche a quei pochissimi che stanno leggendo questo articolo pur non avendo seguito la serie:

  • Kevin, poliziotto sonnambulo che spara ai cani insieme al suo amico immaginario (ma vivrà anche di peggio nella seconda, doppia morte e doppia resurrezione compresa).
  • La sua famiglia (Laurie, Tom e Jill), ognuno con un disturbo comportamentale diverso del quale non si rende conto, ma che nell’economia della serie suscita comunque sensazioni di fastidio.
  • Nora, la luckywoman che, a dispetto del 2% di sparizioni nel mondo, perde il 75% della propria famiglia.
  • Matt, un pastore di anime, che ha la bella idea di dire a tutti che i dipartiti non sono stati chiamati dal Signore in quanto facenti domanda di assunzione come Angeli, ma che anch’essi avevano delle colpe incofessabili, beccandosi così le ombrellate in faccia anche dalla mite signora che aveva perso il bambino in grembo.
  • Meg, ragazza disturbata che molla tutto ad un passo dal matrimonio, interpretata in modo molto amazing da una totalmente crazy Liv Tyler, ed è tutto dire.
  • I Colpevoli Sopravvissuti, Guilty Remnants, i veri protagonisti della serie. Una setta di tabagisti incalliti, vestita di un bianco che più bianco non si può, che vive in silenzio comunicando solo per iscritto e che si distingue per capacità di farsi odiare in qualunque occasione i suoi membri compaiano sullo schermo.

Ma non sono stati i personaggi a lasciare il segno ed a “guadagnare” la recensione. Ciò che realmente ha contraddistinto la prima stagione è stato indubbiamente il ritmo della narrazione: Decine di minuti senza un dialogo, musiche (molto belle, ma) martellanti, i pochi dialoghi presenti erano ridotti ai minimi termini e al massimo sussurrati appena. Insomma, ogni puntata era una compressona di valium per balene coi crampi; aggiungendo a tutto ciò che io potevo vederne qualcuna esclusivamente a tarda sera, penso di aver giustificato pienamente l’autocitazione all’inizio di questo articolo.

Questo è stato l’andazzo, fino all’ultima puntata della prima stagione, in cui le sottotrame si sono (lentamente, molto lentamente, riunificate). A partire dalla prima nota di Nothing Else Matters che ha accompagnato l’entrata in scena dei CS in quest’ultima puntata, è  inaspettatamente venuto fuori davvero un bell’episodio, vagamente autoconclusivo.

Questo episodio brillante un po’ mi ha spiazzato. Pensavo e forse speravo che fosse finita male: grazie a quell’ultimo episodio non sono riuscito ad archiviare mentalmente la stagione come “colossale perdita di sonno“,  nonostante l’insinuarsi del dubbio – leggendo le varie recensioni in rete – di non essere stato in grado di capirne l’essenza in quanto “merce troppo fine per il mio palato grossolano” così come mi è stato detto su un forum di recensori incalliti.

Poi, ad un certo punto capisci che nel linguaggio comune americano “Leftovers” sta più o meno per “scarti del pranzo” e capisci taaaaante cose.

Così, quando ho visto la pubblicità della seconda stagione su SKY sono rimasto sorpreso in quanto mi sono reso conto che neanche avevo cercato di sapere se una seconda stagione fosse stata mai messa in produzione. Quindi, arrivando alla settimana scorsa, dopo 3 mesi in cui l’intera season giaceva inerte sul MySky, superata da ogni genere di amenità seriale (compresa l’orrida seconda stagione di Defiance), mi sono ritrovato nella condizione di dover liberare spazio, con il dubbio se cancellarla o guardarla.

Beh, l’ho vista. E se una settimana dopo sto parlando già della terza stagione, vuol dire che qualcosa nella seconda serie è cambiato. Probabilmente grazie al fatto che Lindelof ha divelto la gabbia in cui si trovava nella prima stagione ed, abbandonati i vincoli del libro di riferimento, ha iniziato a scorrazzare felice nella sconfinata tundra del metafisico.

Damon Lindelof, con i suoi occhialetti un po’ retrò e la cravatta sbottonata, pochi minuti dopo essere uscito dalla gabbia, sembra dire: “Vi ho fregati un’altra volta!”

Infatti, la primissima scena della 2×01 sembra di essere presa direttamente da una versione in live action, molto meno disneyana, dei Croods. Poi pian pianino sono stati riallacciati i fili con i personaggi della prima stagione e, pur restando fedeli alla filosofia del “non vi spiegherò mai nulla sulla dipartita“, è avvenuta una serie di eventi clamorosi:

  • Appare una trama, intricata ma coerente lungo l’arco di tutta la stagione, in cui tutti gli archi narrativi aperti trovano una degna conclusione nell’ambito della stessa e, cosa assai gradita, aiutano anche nella lettura di alcuni avvenimenti della prima stagione (si saranno resi conto che non stava tutto in piedi) .
  • Si genera l’ “hype”, ovvero l’attesa della puntata successiva, che quindi non viene più temuta come tappa successiva di un percorso di espiazione delle proprie colpe.
  • Compare un minimo di tensione emotiva, per cui puoi anche pensare di vedere due episodi nella stessa sera senza schiaffeggiarti per restare sveglio.
  • Spariscono buona parte delle pause e dei silenzi, ma resta la buona musica (compreso il nostro coro del Nabucco “Va’ Pensiero“)

Forte di queste nuove scelte stilistiche, la serie si sposta a Miracle, parco nazionale costruito attorno a Jarden, TX, l’unica città americana di quasi 10.000 anime che ha avuto la BdC  (la prima parola è Botta, la seconda è la prima preposizione semplice dell’elenco che si impara a memoria, la terza sceglietela voi) di non aver subito alcuna dipartita (probabilità pari allo 5,55504E-82% – per inciso il 5 è l’ottantaduesima cifra dopo il primo zero decimale): Questa probabilità, praticamente non esiste: non potranno non spiegare una cosa del genere entro la fine della terza stagione, altrimenti ci sarà mezzo mondo sotto casa Lindelof. Miracle è dunque divenuta il nuovo ombelico del mondo, con tutte le conseguenze che può avere una peculiarità del genere, compresa una massa informe di disperati che cerca di entrarvi.

Come naturalmente si evince dalle immagini… i numeri sembrano invertiti!

Chi poteva esserci fra i pochi fortunati a poter comprare casa lì? Il Presidente degli Stati Uniti? I grandi miliardari americani? Gli sceicchi? No, ci sono riusciti Kevin e Nora con la loro famiglia allargata, Matt e sua moglie e poi, in un modo o nell’altro, vi si sono avvicinati tutti i protagonisti della prima stagione, vivi o morti che fossero.

La serie però si è già trasformata da bruco in farfalla, ed ha iniziato magicamente a funzionare. Alla grande. I nuovi personaggi, sostanzialmente la sola famiglia Murphy – versione indigena della famiglia di Kevin, possibilmente ancora più psicotica -, il nuovo “Villain” della serie, una Meg perfettamente calata nel ruolo, ma soprattutto la nuova modalità narrativa più intensa: tutto rende la serie gradevole e con picchi di assoluto interesse. La deriva dicotomica fra scienza e fede, il dubbio fra possibili allucinazioni del protagonista e la dichiarata apertura al soprannaturale, i fenomeni geologici strategicamente posizionati nella narrazione, contribuiscono insieme a rendere piacevole il trasporto dello spettatore (risparmiando energie per non doversi spostare da una parte all’altra del divano per evitare di prendere sonno).

Una menzione particolare devo dedicarla alla puntata 2×08, “Assassino Internazionale“, totalmente al di fuori della realtà. Splendida e inconcepibile nella sua follia narrativa, ambientata in un hotel situato nell’interspazio fra la vita e la morte, con le note verdiane come sottofondo ossessivo, questo episodio è stato protagonista di una singolarità assoluta. Delle 20 puntate della serie finora trasmesse, è stata l’unica che ho visto con mia moglie presente nella stessa stanza, seppur impegnata in altre attività. Vedevo che si voltava verso la tv in parecchie scene (no, non quelle in cui il protagonista esce nudo dalla vasca) (fortunatamente no, direi), ma senza commentare, restando in un sospetto silenzio, che nelle donne non può che essere foriero di pesanti accuse imminenti. Così, alla fine di una puntata che agli occhi di un profano può sembrare quantomeno surreale, proprio nel momento in cui Kevin “risorge” dal terreno, mi ha rivolto una sola frase lapidaria: “Spiegami una cosa… tu… la sera…. vieni a letto così tardi per guardare queste cose? DAVVERO?

“Hai spinto una bambina in fondo ad un pozzo e ti fai problemi per cantare una canzone?” Riflettendoci a mente fredda, mia moglie un po’ di ragione ce l’ha.

Dopo tanta inattesa gioia nella Season 02, cosa ci riserva il futuro e la prossima Season 03, in fase di scrittura, che nelle intenzioni dell’autore dovrebbe essere l’ultima? Provo a fare qualche ipotesi:

  • Ci sarà una nuova sparizione di massa, stavolta selettiva in quanto coinvolgerà chiunque sia vestito interamente di bianco. Pochi giorni dopo viene proclamata festa nazionale in oltre 200 stati.
I Guilty Remnant durante una dell loro operazioni-simpatia
  • Kevin, dopo il cacciatore di cani e la simpaticona Patty, è finalmente guarito dalle visioni. Ma gira per tutti i 6 episodi della terza stagione con un enorme coniglietto rosa sulle spalle, chiamato Percifal, dal quale non vuole separarsi.
  • I Murphy mettono una lucertola dentro una teca, la seppelliscono in un pozzo carsico e tornano a vedere cosa ne è rimasto dopo 3 mesi. Il T-Rex che ne viene fuori li sbrana tutti.
  • La stagione 3 si apre con la ragazza di Neanderthal che ha trovato il bimbo nella prima puntata della seconda stagione. Questa si chiede dove è finito il dinosauro da cui stava scappando, al posto del quale trova una lucertola morta (Si, so che fra uomo e dinosauri ci sono 65 milioni di anni di distanza, ma cosa volete che sia per Lindelof?)
  • Jill, la figlia di Kevin, scopre che si può anche sorridere. Non foss’altro per truccarsi davanti allo specchio.
Jill in un raro momento di euforia durante la prima stagione
  • Nasce il figlio di Matt e Mary. Matt “lacrimafacile” però entra in coma per la troppa gioia nel vederlo sano e felice, così Mary “gravidafacile” partorirà un altro figlio dopo nove mesi e due settimane. Poi, mentendo sui tempi, gli dirà: “ma come, non ricordi?” In quel frangente, si allontana circospetto il sensitivo Isaac, rispolverando la faccia da beota del suo vecchio ruolo di Eddie Winslow in Otto Sotto Un Tetto.
  • Un nuovo terremoto si abbatte su Miracle. Torna l’acqua nel laghetto, insieme alla ragazza di Neanderthal che inizia a vagare per la città in cerca di un dinosauro scomparso. Irresistibile il dialogo fra lei che grugnisce e Tom Garvey che cerca di pacificarla con un abbraccio, concluso con un colpo di clava in testa al ragazzone.
  • Si scopre che alla base delle scelte stilistiche dei Colpevoli Sopravvissuti, c’è un accordo di sponsorizzazione con la Procter&Gamble per la commercializzazione dei detersivi ultrasbiancanti WhiteSensation.
  • La narrazione, senza apparente motivo, si sposta in un villaggio turistico in Calabria, nel quale si trovano tutti i dipartiti di Mapleton. Poi verrà spiegato che in realtà è dipartito il restante 98% della popolazione mondiale, che le prime due stagioni erano ambientate in un mondo fantastico del tutto simile alla terra ove i presenti venivano giudicati per le loro azioni direttamente dall’isola… ehm… dalle rispettive divinità, e infine che proprio la Calabria è stata scelta come ideale luogo di aggregazione post apocalisse per tutti i sopravvissuti della East Cost americana, prevalentemente per le proprietà organolettiche della ‘nduja.
La ‘nduja originale calabrese. Se non la usi con moderazione, fa DIpartire chiunque ti sta vicino. E scordati che DItorna in futuro.

 

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Commenti

  1. cerezo

    Me lo sono letto tutto, fino in fondo, parola per parola, cercando anche di memorizzare i nomi dei personaggi e le loro caratteristiche ma… niente!
    Non avendo mai visto neanche una puntata della citata serie, anzi, a essere sincero ne ignoravo anche l’esistenza, non posso proprio esprimermi. Tranne che su una cosa: la ‘nduja.
    Fantastica! Sublime! Eccezionale!
    Ottima per la pasta, ideale per tartine da aperitivo, e, da provare almeno una volta nella vita perchè da Veri Uomini… spalmata in quantità industriale sul pane modello Nutella (vedi foto).

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